OmelieOmelie Gennaio 2020

5 gennaio 2020 – Domenica II dopo il Natale – Don Samuele

Sia lodato Gesù Cristo. Sempre sia lodato.

 

L’accavallarsi delle feste, in questo periodo, non favorisce la loro comprensione e la loro degustazione spirituale. Questa Domenica può apparire ibrida, priva di personalità, poiché è sempre e comunque il giorno della Resurrezione, eppure facciamo ancora memoria della Incarnazione del Signore, tanto che l’Evangelo appena proclamato è lo stesso che abbiamo ascoltato nella Messa del giorno di Natale.

Eppure questa non è una Domenica scialba e ripetitiva, tanto è vero che uno dei termini maggiormente risuonati nella Parola di Dio proclamata è “Sapienza”, una realtà con pochissimi fans e cultori, oggi. È come la storia, maestra di vita, ma con pochissimi alunni interessati alle sue lezioni. A pensarci bene, tuttavia, si tratta di una delle realtà più affascinanti ed appetibili, una delle mete più elevate per ogni percorso umano, il traguardo di vita che tutti dovrebbero ambire e conseguire. Non vi piacerebbe diventare sapienti? Non sarebbe splendido essere definiti “arca di sapienza” durante e dopo la nostra vita? E che cosa potremmo presentare di meglio a Dio, quando saremo al suo cospetto per affrontare il suo giudizio?

 

La Σοφια popolare

Di sapienza ci ha parlato la prima lettura. Il brano tratto dal Siracide, ci ha offerto l’immagine personificata di questa virtù, quindi ci ha riportato l’ordine ricevuto da Dio di piantare la sua tenda in mezzo alla gente, così che Israele diventi un popolo di sapienti. È una visione grandiosa e nobile, considerando il fatto che nella vicina Grecia, culla della filosofia e della sapienza umana, la Σοφια era la dimensione più alta della virtù, ma era riservata alle scuole dei grandi maestri del pensiero – una vera e propria élite – ed il raggiungerla era un trofeo per pochi privilegiati. Questo è il paradosso: nella terra che ha inventato la democrazia non era contemplata una democrazia della Sapienza. Nella Bibbia, invece, come abbiamo appena sentito, è Dio stesso a volere una Sapienza “popolare”, il che non significa di basso profilo, ma piuttosto abitante nel popolo di Israele, per portare il popolo intero alle altezze di Dio. Si tratta di un sogno ambizioso che nessun ministero della pubblica istruzione non ha mai nemmeno lontanamente coltivato.

 

La Sapienza fatta carne

Di Sapienza ci ha parlato anche la mirabile pagina evangelica di Giovanni, già contemplata a Natale. Protagonista di questa contemplazione è il Λογοσ, che noi solitamente traduciamo dal greco con il termine Verbo, ovvero, Parola, ma che potremmo tradurre tranquillamente con il termine “Sapienza”, vista la ricchezza semantica, cioè di significato, di questo termine. Dunque rileggiamo così la pagina evangelica appena proclamata: In principio era la Sapienza, e la Sapienza era presso Dio, e la Sapienza era Dio. Tutto è stato fatto per mezzo di lei, e senza di lei nulla è stato fatto di tutto ciò che esiste. E la Sapienza si è fatta carne ed ha piantato la sua tenda in mezzo a noi. Dio nessuno lo ha mai visto, proprio la Sapienza che è nel seno del Padre lo ha rivelato. Cristo Gesù è la Sapienza del Padre che si è innestata nella nostra umanità, affinché questo popolo arrivi nel suo insieme alle altezze di Dio, un popolo di Figli di Dio, di familiari della Sapienza. Ecco il dono che celebriamo oggi: la Sapienza di Dio non è stata a guardare impassibile il mondo rovinato dalla stoltezza dell’uomo, ma si è mischiata con noi e con le nostre faccende, per curare e guarire dall’interno il cancro incurabile della stoltezza che sta distruggendo questo corpo che è l’umanità.

E voi mi chiederete dove si manifesta questa malattia. Non vi rispondo perché potrei sembrarvi di parte, mi limito ad un invito: leggete un po’ di più i giornali – non solo la gazzetta dello sport, il giornale più letto in Italia!!! –, leggeteli con un po’ più di spirito critico, perché non tutto ciò che scrivono i giornali va preso per oro colato, occorre fare una buona epurazione, dopodiché non avrete bisogno di esemplificazioni da parte mia, perché troverete tanta cronaca che racconta di prigioni costruite con le nostre stesse mani, nelle quali ci rinchiudiamo, e poi gettiamo via la chiave; tanta informazione che illustra come siamo veramente esperti in autolesionismo, nel farci male, irridendo e deridendo quanto è vero, nobile. Giusto, bello, buono e santo, per correre ad abbracciare quanto è menzognero, volgare, perverso, ributtante, cattivo e depravato … basti pensare al linguaggio, divenuto una cloaca, alla moda, divenuta la fiera del pessimo gusto, al modo di occupare il tempo, infarcito di futilità … il bisogno di Sapienza è quanto mai essenziale. Ci crediamo ancora?

 

La preghiera di Paolo per noi

Ma niente è perduto: S. Paolo, scrivendo agli Efesini, benedice Dio perché nonostante tutto ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale possibile ed immaginabile. Paolo ci ha pure ricordato il progetto su di noi, nel quale non siamo pedine di una mega partita a dama o a scacchi, ma partner, cioè collaboratori corresponsabili. E alla fine del suo discorrere l’apostolo ringrazia per il dono della fede, che vede vivo nella gente della città di Efeso. Quanto ha ragione: la fede è la grazia più grande che si possa avere nella vita, come la perdita della fede è la disgrazia peggiore che ci possa capitare. È consolante sapere che l’apostolo continuamente (cioè allora come adesso) prega per i discepoli del Signore, affinché tutti siano investiti dello “spirito di sapienza e di rivelazione”, per giungere a “una profonda conoscenza di Lui”, per godere del “tesoro di gloria” che ci riserva come eredità. Questo chiede Paolo a Dio per te. Siine grato, ma anche degno di questa richiesta, perché questo è l’oggetto dei tuoi desideri e delle tue preghiere. Alleluia.