10 aprile 2020 – Venerdì Santo – Don Samuele
Azione liturgica In Passione Domini:
Dove muore Cristo oggi?
Sia lodato Gesù Cristo – Sempre sia lodato
Ogni venerdì di tutto l’anno, alle tre del pomeriggio, la campana del “Pater”, ricorda ai cristiani, e agli uomini di buona volontà, che, a quell’ora, un venerdì di 2000 anni fa, il Figlio di Dio, “gridando a gran voce, disse: “Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito” [1]. Quindi: “Tutto è compiuto!”. E, chinato il capo, spirò” [2]. Il suono della campana maggiore invita i cristiani ad un momento di silenzio e di preghiera, ovunque si trovino, per rendersi conto del fatto che – come ci ricorda l’apostolo Pietro -: “non a prezzo di cose corruttibili, come l’argento e l’oro, foste liberati dalla vostra vuota condotta ereditata dai vostri padri, 19ma con il sangue prezioso di Cristo, come di agnello senza difetti e senza macchia” [3].
La Passione infinita
Oggi, Venerdì santo, a differenza di tutti gli altri venerdì, in tutto il mondo cristiano, le campane tacciono di fronte ad un evento enorme nella sua drammaticità, restano mute di fronte al Mistero del Dio che si è fatto uomo, per rendere l’uomo Dio, e che, dall’uomo, è stato trattato non come un benefattore, come un criminale: osteggiato, arrestato, processato, insultato, torturato, ucciso … il racconto della Passione di Giovanni è largo di particolari. Parlo di Mistero perché è inconcepibile che il bene, la luce, la verità, l’amore, vengano osteggiati, arrestati, processati, insultati, torturati, uccisi, mentre il male venga vezzeggiato, acclamato, applaudito, salutato come un segno di civiltà e di modernità. Credo fermamente che in questo accanimento contro il bene, e in questa celebrazione del male, vi sia o qualcosa di patologico o qualcosa di demoniaco. Nel male ci sono sempre queste due componenti, anche nel male che sta gravando sull’umanità in questi giorni: ci potrebbe essere qualcosa di patologico, nel senso che la mente umana potrebbe essere capace di questo e di altro, ma anche qualcosa di demoniaco: un nemico dell’uomo congiura contro di noi. Penso che vi sia una fetta di umanità che o è bacata mentalmente, o si è venduta al demonio, e se anche questa affermazione, sono certo, dispiace alle orecchie di qualcuno, che può sentirsi offeso, non mi sento per nulla esagerato, pensando a quanto è accaduto a Gesù. Egli, infatti, ha sempre ed ovunque annunziato che la misericordia di Dio tutto scusa e tutto perdona, ma Gesù ha pure assicurato che vi è un peccato imperdonabile: il peccato contro lo Spirito Santo, che consiste nell’attribuire a Satana quelle che sono le opere di Dio. Dopo avere guarito un indemoniato, cieco e muto, mentre “la folla era sbalordita e diceva: Non è forse costui il figlio di Davide?”, “i farisei, udendo questo, presero a dire: Costui scaccia i demòni in nome di Beelzebùl, principe dei demòni”. E Gesù, dopo avere contestato questa ottusità della mente e del cuore, e spiegato loro che un Regno, se combatte se stesso, crolla, ha sentenziato: “Chi non è con me è contro di me, e chi non raccoglie con me, disperde. Perciò io vi dico: Qualunque peccato e bestemmia sarà perdonata agli uomini, ma la bestemmia contro lo Spirito non sarà perdonata. A chiunque parlerà male del Figlio dell’uomo sarà perdonato; ma la bestemmia contro lo Spirito, non gli sarà perdonata né in questo secolo, né in quello futuro” [4]. Siamo di fronte a quel genere di parole che, ameremmo, Cristo non avesse mai detto, e, quando ci vengono ricordate dalla Liturgia, anestetizziamo Gesù che le ha pronunziate e chi ce le ricorda, perché al mondo piacerebbe tanto un Cristo da luna park, che dice parole dolci, che fa i complimenti a tutti, che dà pacche sulla spalla a chiunque, che approva bene e male, verità e menzogna, giustizia ed ingiustizia, mettendo tutto sullo stesso piano, in modo tale che possiamo ignorare il suo invito, anzi, il suo ordine, a convertirci, a cambiare vita, a rinnegare la “vuota condotta ereditata dai vostri padri” – come la chiama Pietro –, cioè vorremmo un Cristo che non sta sulla croce, solo perché lì non vogliamo starci noi! La Passione di Cristo è infinita, non solo perché le persecuzioni hanno accompagnato e accompagnano oggi gli apostoli nella loro missione, accomunandoli, nella loro sofferenza, al loro maestro: sul giornale di Pasqua trovate ancora numeri e dati di questa persecuzione. Nella “democraticissima” Europa si rischia di essere licenziati se si porta una crocetta al collo o se si invita in un ospedale un ammalato a confidare in Dio – cose successe, non ipotesi! -. L’accusa mossa a Gesù di essere un demonio (Beelzebul) viene rivolta ancora di più ai suoi discepoli, nei quali Gesù si identifica sempre e del sangue dei quali chiede conto. Ricordate le parole di Gesù a Saulo sulla via di Damasco: “Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?” [5], che è come dire: “perché ami il male e detesti il bene? Perché te la prendi con gli innocenti e tolleri i criminali? Perché offendi me nelle mie membra? Perché rendi infinita la mia passione?”.
Dove muore Cristo oggi?
Una passione infinita e questo induce la domanda. Muore certamente in tutte le chiese dove si celebra la sua passione e morte, ma qui muore per risorgere, per questo oggi è giorno solenne di silenzio, di digiuno, di preghiera, di ascolto … non di disperazione. Muore in tutti quelli che si ostinano a considerarsi beati per il fatto di essere perseguitati a causa della giustizia e dell’Evangelo. Muore in tante persone costrette alla solitudine e al distacco forzato dai loro cari, a causa del virus che ha infettato il mondo. Muore in quelle centinaia di medici e operatori che hanno abbracciato la croce e vi sono stati crocifissi. Muore in chi coltiva sentimenti di odio, di rancore, di vendetta nel cuore, anche in chi sta cercando economicamente di approfittare della situazione, della sofferenza di altri, per fare soldi, perché chi non ama rimane nella morte, ci ricorda S. Giovanni. Ma muore anche in tanti ragazzi dell’occidente, in troppe coscienze, che, magari, si illudono di essersi finalmente liberate di un ospite ingombrante e possessivo; che riabbracciano volentieri la “vuota condotta ereditata dai vostri padri”; che salutano con ardore la ritrovata schiavitù; che si piccano di sentirsi libere perché chiamano il male “bene” ed il bene “male”. Ma Cristo muore sempre di più anche in un numero incredibile di cristiani anemici, convinti di non fare niente di male nella vita, incapaci, però di fare un minimo di bene, lontani con il cuore da Dio, dalla Chiesa, dalla loro Parrocchia, determinati a non muovere un dito, e a non spendere un minuto del loro preziosissimo tempo, per niente e per nessuno, barricati nelle loro comodità e nei loro presunti impegni, cioè nell’impegno di farsi gli affari propri … e in questo caso la morte di Cristo diventa ancora più colpevole, perché quando sono i nemici ad ucciderti, è normale, ma quando sono gli amici … lo stiamo ripetendo più volte in questi giorni santi!!! Volgendo il nostro sguardo a Colui che hanno trafitto, a Colui che abbiamo trafitto – sì, perché anche il nostro peccato causa la Passione e la Morte infinita di Cristo – non possiamo che riascoltare seriamente, ed assimilare profondamente, le parole forti del libro dell’Apocalisse: “Conosco le tue opere: tu non sei né freddo né caldo. Magari tu fossi freddo o caldo! Ma poiché sei tiepido, non sei cioè né freddo né caldo, sto per vomitarti dalla mia bocca. Tu dici: sono ricco, mi sono arricchito; non ho bisogno di nulla, ma non sai di essere un infelice, un miserabile, un povero, cieco e nudo. Ti consiglio di comperare da me oro purificato dal fuoco per diventare ricco, vesti bianche per coprirti e nascondere la vergognosa tua nudità e collirio per ungerti gli occhi e ricuperare la vista. Io tutti quelli che amo li rimprovero e li castigo: Mostrati dunque zelante e ravvediti. Ecco, sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me.” [6]. Parole aspre, e, nello stesso tempo, dolcissime. Abbiamo tanto bisogno, in questo momento di smarrimento, di sapere che alla nostra porta bussa sempre il Signore, e che il suo desiderio è di entrare e di fare comunione con noi, condividendo tutto, persino la sofferenza e la morte, per farci condividere la sua vita risorta. Il crocifisso è il compagno di viaggio di ogni percorso sofferto, di ogni malattia, di ogni tragedia, di ogni morte. Oggi non potremo fare la processione del venerdì santo, ma Cristo cammina lo stesso per le nostre strade, tra le nostre case; Cristo entra nei nostri ospedali a portare sollievo e speranza; entra nei nostri cimiteri, per assicurare ai tanti morti che abbiamo sepolto senza la dignità dovuta ad ogni figlio di Dio: “Io sono la Resurrezione e la Vita, chi crede in me non muore in eterno” [7]. Cristo bussa alla porta di tante coscienze per entrare e per ricordare loro: “Non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l’anima; temete piuttosto colui che ha il potere di far perire e l’anima e il corpo nella Geenna”. [8] Ho voluto dire a voce alta queste parole, perché in questi giorni più di una persona mi ha posto una domanda: “ma lei, non ha paura?”. Beh, nessuno in questi giorni fa i salti di gioia, nessuno vive giulivamente la situazione sanitaria che ci troviamo di fronte, ma io mi sono sentito di rispondere in tutta onestà e in tutta verità a queste persone: “credo nella vita eterna, e quindi credo che il Signore vuole il bene della mia e della nostra vita e credo anche che dobbiamo avere più paura di vedere morire la nostra anima del nostro corpo “Non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, e poi non possono fare più niente. Abbiate paura di chi vi ruba l’anima, di chi vi uccide l’anima, questo è veramente da temere”. Ecco vorrei dire questa cosa non per impensierire o per spaventare qualcuno, ma semplicemente per dire: abbiamo una grande fiducia, abbiamo una grande speranza nel cuore, siamo i discepoli e i testimoni di Colui che ha vinto la morte, di Colui che non ha avuto paura di perdere la vita per ritrovare pienamente la vita. Egli non ha bisogno di lumini per rendere folkloristico il giorno della sua morte, ha bisogno di cristiani luminosi, gente disposta a partecipare alla sua Morte e Risurrezione con la loro voglia di conversione, con la loro vita nuova, vissuta da persone credenti tutte d’un pezzo. Ecco se siamo in questa condizione allora abbiamo vinto la paura e la morte, allora siamo figli della risurrezione e della vita.
[1] Lc. 23,46.
[2] Gv. 19,30.
[3] 1Pt. 1,18-19.
[4] Mt. 12,22-32.
[5] At. 9,4.
[6] Ap. 3,1-15.
[7] Gv.
[8] Mt. 10,28.