OmelieOmelie Agosto 2020

2 agosto 2020 – Tempo durante l’Anno XVIII Domenica (anno A) – Don Samuele

Tempo durante l’Anno – XVIII Domenica A – 2 agosto 2020

 

Sia lodato Gesù Cristo. Sempre sia lodato.

 

È sempre quel Dio che ha invitato ad andare a Lui, quando si è affaticati ed oppressi, è sempre quel Dio che ci ha mostrato la via della pazienza e della sapienza, è sempre quel Dio che ci ha esortati ad estrarre dal tesoro del cuore cose antiche e cose nuove, come abbiamo sentito nelle Domeniche scorse, è sempre Lui che oggi ci invita tutti a mensa.

 

Venite …

E questo potrebbe sembrare uno dei tanti inviti che in questa stagione estiva richiamano folle incredibili, per le feste più disparate e talvolta grottesche, il calendario di tali appuntamenti è stato sfrondato drasticamente dal coronavirus, altrimenti sarebbe un labirinto. Ma se noi rileggiamo le parole del profeta Isaia e dell’Evangelo di Matteo, ci accorgiamo che una qualche sostanziale differenza c’è. Prima diversità: chi va dove si fa da mangiare deve avere un portafoglio guarnito: è chiaro che dove c’è da mangiare bisogna pagare. Dio, invece, dichiara: “voi che non avete denaro, venite; comprate e mangiate; venite, comprate senza denaro, senza pagare, vino e latte”. Dio ragiona nella logica del gratis. Seconda dissomiglianza: chi propone momenti conviviali si preoccupa unicamente di stendere il menù e di avere la quantità sufficiente, perché tutti possano comprare; Dio, invece, ammonisce: “Perché spendete denaro per ciò che non è pane, il vostro guadagno per ciò che non sazia?”, preoccupato com’è, che l’uomo si nutra in toto, non risulti ipernutrito fisicamente e poi sia denutrito spiritualmente – problema attualissimo: oggi non ci manca niente, se volessimo persino il proverbiale latte di gallina da qualche parte lo si trova, però c’è una anemia spirituale dentro la nostra società che fa venire la pelle d’oca –, non sprechi risorse ed energie in ciò che gli può fare male, ma ricerchi soprattutto ciò che gli fa bene: questo è l’ammonimento del Signore. Terza difformità: chi si occupa di ristorazione, sicuramente promette cibi succulenti: nessuno vi dice: “venite a mangiare che fa schifo!”. Chi verrebbe? nessuno; lo fa anche Dio, ma aggiunge: “Porgete l’orecchio e venite a me, ascoltate e vivrete”. Sì, perché vale sempre il detto: “Non di solo pane vive l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”. Questa è la ragione per cui nei monasteri benedettini, da cui è nata la civiltà cristiana ed europea, quando i monaci mangiano, rigorosamente in silenzio, un monaco legge un libro, perché l’idea saggia di S. Benedetto è che mentre si nutre il corpo bisogna assolutamente nutrire anche lo spirito, altrimenti il nutrimento è incompleto: c’è uno sbilanciamento, una parte è troppo nutrita e l’altra è troppo anemica.

 

Risposte senza calcoli

Abbiamo risposto a questi inviti con la preghiera del salmo: “Apri la tua mano, Signore, e sazia ogni vivente”, e l’Evangelo ci ha mostrato come tale preghiera sia stata abbondantemente esaudita. Matteo ci racconta di come Gesù cerca un po’ di solitudine, di pace, di intimità con il Padre e con i suoi apostoli. “Ma le folle, avendolo saputo, lo seguirono a piedi dalle città”. Mi commuove sempre questa immagine di una folla incalcolabile, di un popolo intero, che si mettono sulle orme di Gesù, persone che lo vanno a cercare, incuranti del tempo che ci vuole, dei disagi da affrontare, perché è tutta gente che si muove a piedi, magari portando dei malati, non ha troller, assicurazioni, non viaggia su pullman gran turismo, non ha con sé nemmeno da mangiare, eppure va, animata da una fede, ricca di speranza, alla ricerca di un amore da ricevere da Dio e da donare a qualcuno, e si ritrova con il cuore ricco ed in festa … Sentimento contrario mi suscita, invece l’immagine che spesso vediamo in televisione, di folle oceaniche che si radunano in assembramenti di massa per andare a vedere o ascoltare dei veri cattivi maestri, che rubano l’anima, che devastano il cuore, che impoveriscono la vita. Hanno tutti i comfort necessari al viaggio, ma si ritrovano con il cuore povero e nella tristezza esistenziale, aggravando sempre più quel “male del vivere” che caratterizza l’occidente, con un numero elevato di depressioni e di suicidi e di patologie di questo genere, specialmente nei paesi scandinavi, la Svezia, la Finlandia, la Norvegia, sono i paesi che hanno il più alto pil, e sono i paesi che hanno il più alto numero di suicidi, soprattutto di adolescenti, i paesi più ricchi ed i paesi più tristi. Io credo che prima o poi ci dovremo sedere attorno ad un tavolo, e ragionare su queste cose. Perché ci ostiniamo a continuare a dire che abbiamo costruito dei paradisi, e, in realtà, abbiamo edificato degli inferni. Inferni che la gente rifiuta, e si toglie la vita per non viverci dentro. Bisognerà che ci pensiamo a queste cose, prima o poi.

 

La compassione di Dio

Per gli uni e per gli altri, per tutti si verifica la stessa scena: Gesù “vide una grande folla, sentì compassione per loro e guarì i loro malati”. Ogni volta che Dio volge lo sguardo su una persona, e la vede sofferente, bisognosa, affamata, malata, scatta la stessa compassione, anche quando una persona può avergli voltato le spalle, o averlo rifiutato, o averlo bestemmiato … Dio prova compassione, perché è Dio, e agisce diversamente da noi. Lo ha promesso irrevocabilmente attraverso la voce di Isaia: “Può una donna dimenticare il suo bambino o non amare più il piccolo che ha concepito? Anche se ci fosse una tale donna, io non ti dimenticherò mai”, dice il Signore. Questo lo ha realizzato continuamente nella vita del suo Figlio Gesù Cristo. Ma, mi direte, l’Evangelo, racconta quasi di un disinteresse di Gesù, infatti “Sul far della sera, gli si avvicinarono i discepoli e gli dissero: «Il luogo è deserto ed è ormai tardi; congeda la folla perché vada nei villaggi a comprarsi da mangiare»”. Potreste domandarmi: non aveva occhi per vedere e cuore per provare compassione? Bisognava proprio ricordarglielo? Non c’era bisogno, perché ogni parola e gesto di Gesù hanno sempre avuto uno scopo educativo per i suoi discepoli. Gesù li ha educati a vedere e a provare compassione, come Lui. E quando il loro cuore si è avvicinato al cuore di Dio, la loro premura si accosta alla Provvidenza di Dio, ecco il miracolo della moltiplicazione, di cui Gesù, addirittura li rende protagonisti: “voi stessi date loro da mangiare”, dato che stavano crescendo nella imitazione di Cristo. Quando vi è questa crescita, questa maturazione, ogni discepolo diventa capace di fare ciò che fa il Maestro. Provate a sfogliare il libro degli Atti degli Apostoli è un elenco interminabile di miracoli operati dagli apostoli, nel momento in cui hanno raggiunto la maturità di fede grazie allo Spirito della Pentecoste. Ciò che lo Spirito aveva realizzato in Gesù nel Battesimo al Giordano, lo realizza allo stesso modo negli apostoli a Pentecoste e, allo stesso modo, in tutti i discepoli con la Cresima. Quindi ci siamo dentro tutti in questa grazia, in questa maturazione. Pensate a quanti miracoli alcuni santi hanno operato ancora da vivi, fidandosi della potenza di Dio e affidandosi ad essa.

 

L’Eucarestia, la grande compassione di Dio …

Uno di questi miracoli di cui siamo protagonisti noi è l’Eucarestia che caratterizza la Domenica del cristiano. Mi commuove sempre l’immagine di una folla incalcolabile, di un popolo, che ogni Domenica, in tutto il mondo, si mettono sulle orme di Gesù, che lo vanno a cercare, gente incurante del tempo che ci vuole per trovare una Messa, dei disagi da affrontare, perché è gente che si muove a piedi, magari portando dei malati, non ha troller, senza assicurazioni, pullman gran turismo, non ha con sé nemmeno da mangiare, eppure va, animata da una fede, ricca di speranza, alla ricerca di un amore da ricevere e da donare, e si ritrova con il cuore ricco ed in festa … ad una mia catechista che era stata in viaggio in Africa ho chiesto quale era la cosa più bella che aveva visto, e lei, senza esitare, mi ha risposto “i tramonti africani, sono indimenticabili”, e subito ha aggiunto, “ma ancora più bello dei tramonti è il modo degli africani di vivere la Domenica: ho visto tante persone e molte famiglie intere camminare a piedi tutta la notte nella foresta, per raggiungere il villaggio dove si celebrava la Messa, che durava più di tre ore, (apro una parentesi: provate ad immaginare se una Domenica celebrassimo una Messa che dura più di tre ore … ci scommetto l’osso del collo che la Domenica successiva non c’è più un fedele in chiesa) felici di incontrare il Signore e la comunità”. Mentre mi diceva queste cose vi confesso che ho provato vergogna pensando a come la maggioranza dei cristiani europei vive la Messa con sentimento contrario, quanti cristiani in fuga da Dio e da se stessi, alla ricerca di cattivi maestri, che rubano l’anima, devastano il cuore, impoveriscono la vita. Provo tristezza e compassione pensando a tanta umanità denutrita, quando sull’altare, ogni Domenica, per 7 volte nella nostra Comunità Pastorale (perché in tutte le chiese della Comunità Pastorale abbiamo sette Messe festive), si realizza qui lo stesso miracolo di “quel tempo”: “dopo aver ordinato alla folla di sedersi sull’erba, prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò la benedizione, spezzò i pani e li diede ai discepoli, e i discepoli alla folla. Tutti mangiarono a sazietà, e portarono via i pezzi avanzati: dodici ceste piene”. Come cristiani, come Parrocchia, come Comunità Pastorale, è necessario ed urgente chiedersi cosa fare per rinnovare o far ritrovare una fede perduta in Gesù Cristo, nell’Eucarestia, nella Messa, nella Domenica, sarà uno degli scopi del prossimo anno pastorale, che abbiamo concordato insieme con il Consiglio Pastorale. Dovremo crederci molto ed impegnarci a fondo per restituire alla Domenica e alla Messa della Domenica la centralità, il bisogno, la gioia di un dono, di un miracolo tanto immenso.

 

… dalla quale mai niente ci può strappare

E questo non semplicemente per un precetto da rispettare – che per un credente è comunque vincolante – ma per quella ragione che Paolo ci cantava nella seconda lettura di oggi: “chi ci separerà dall’amore di Cristo? Forse la tribolazione, l’angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada? Io sono … persuaso che né morte né vita, né angeli né principati, né presente né avvenire, né potenze, né altezza né profondità, né alcun’altra creatura potrà mai separarci dall’amore di Dio, che è in Cristo Gesù, nostro Signore”. È meraviglioso sapere che nessuna difficoltà, nessuna disgrazia, nessuna tragedia, possono mai strapparci dall’amore di Dio, perché l’amore di Dio è più forte di ogni altra cosa, l’amore di Dio è indistruttibile. Sia questa la nostra forza, sia questa la nostra gioia.