6 dicembre 2020 – II Domenica dell’anno liturgico B – Don Samuele
Tempo di Avvento – II Domenica dell’anno liturgico B
6 dicembre 2020
Sia lodato Gesù Cristo. Sempre sia lodato.
Il profeta Isaia ed il precursore Giovanni Battista ci lanciano oggi messaggi forti per
entrare sempre più nello spirito dell’Avvento, soprattutto nelle opere dell’Avvento.
Una grande ristrutturazione del mondo
Isaia è un maestro di attesa e di desiderio. Il suo messaggio – come abbiamo
sentito nella prima lettura – è di una dolcezza meravigliosa: “consolate … parlate al cuore
di Gerusalemme”, così ci rivela un Dio che non vuole inasprire la vita – che è già amara di
suo – ma che vuole offrire parole di conforto e di speranza, parole che toccano il cuore. E
noi desideriamo ancora tutto questo? Siamo ancora affamati di parole che toccano il
cuore, o ci accontentiamo di parole consunte che non ci sfiorano, tanto tutto passa via
come la pioggia sull’impermeabile? Ma poi tanta dolcezza diviene sano realismo, il
messaggio si fa proposta impegnativa: “Nel deserto preparate la via al Signore, spianate
nella steppa la strada per il nostro Dio. Ogni valle sia innalzata, ogni monte e ogni colle
siano abbassati”. Credete sia facile? Ancora oggi nel deserto del Sahara non ci sono
strade ben asfaltate con autogrill, caselli e segnaletica. Ancora oggi nel gran canyon le
voragini rimangono profondissime. Ancor oggi l’Himalaya con la sua sfilata di montagne da
8.000 metri se la ride di chi vorrebbe portare tali monti ad un livello abbordabile. Provate
pensare quando in Italia si è costruita la prima autostrada, quella del sole, 800 km, da
Milano a Napoli, ci sono voluti un po’ di anni, dal 1956 al 1964! Anni per innalzare le valli
ed abbassare i colli e realizzare un percorso fruibile a tutti! Ad un solo monte, per Isaia, è
consentito di rimanere alto: quello che funge da pulpito dove il profeta di Dio, l’uomo di
Dio, il credente in Dio, grida “liete notizie a Sion”: “Ecco, il Signore Dio viene con potenza
… porta gli agnellini sul petto e conduce dolcemente le pecore madri”. Il Signore cerca
ancora profeti, uomini di Dio, credenti, disposti a gridare alla città ormai sorda la stessa
lieta notizia: Ecco, il Signore Dio viene con potenza … porta gli agnellini sul petto e
conduce dolcemente le pecore madri”. E noi potremmo domandare: “dove e quando
viene?”
I luoghi della venuta
Viene nella tua vita, viene nella tua casa, viene nella tua famiglia, viene nel tuo
lavoro, viene nel tuo impegno educativo, viene nel tuo tempo libero, viene nella tua
malattia, viene nella tua testimonianza, nella tua coerenza e nel tuo peccato, viene nei tuoi
slanci di carità e di santità, viene nei tuoi desideri, nelle tue gioie, nelle tue speranze,
addirittura viene nelle tue aridità … viene ovunque dentro e attorno a te. Che cosa trova
quando arriva? Lo sai che cosa viene ad offrire a te! E tu, che cosa puoi offrire a Lui?
Viene non per dominarti, non per plagiarti, non per usarti, non per spremerti come un
limone. Queste cose le fanno altri che si spacciano per messia, ma sono solo
sanguisughe. Lui entra nella tua vita come pastore che giorno e notte serve il gregge
(avete mai pensato a quanto è dura la vita dei pastori? Quando passando in macchina li
vedo, rimango ad osservarli con ammirazione e con compassione, passano mesi lontano
da casa, in inverno, a dormire all’aperto, sotto la pioggia, la neve, il gelo, per custodire il
gregge, per portare in braccio chi fa fatica a camminare, per accompagnare chi sa
viaggiare sulle proprie gambe. Per quante persone tu faresti una vita del genere?
Qualcuno ci crede davvero che Dio fa questo, e lo ha espresso in un testo molto
significativo:
Questa notte ho sognato che camminavo sulla sabbia accompagnato dal Signore,
e sullo schermo della notte rivedevo tutti i giorni della mia vita.
Per ogni giorno della vita passata,
apparivano sulla sabbia due orme: una mia e una del Signore.
Ma in alcuni tratti vedevo una sola orma
che coincideva con i giorni più difficili:
i giorni di maggior angustia, di maggior paura e di maggior dolore.
Allora ho detto: "Signore,
Tu avevi promesso che saresti stato con me, sempre,
e io ho accettato di vivere con te.
Allora perché mi hai lasciato solo
proprio nei momenti più difficili?".
E lui mi ha risposto: "Figlio mio,
tu lo sai che io ti amo e non ti ho abbandonato mai:
i giorni in cui hai visto solo un'orma sulla sabbia,
sono stati i giorni in cui ti ho portato in braccio".
Bellissimo. Ma tu ci credi che questo vale anche per te? Tu ci credi che Dio fa questo per
te: “Ti ho portato in braccio!”?
Un inizio speciale
A questo messaggio fa eco Giovanni Battista, un personaggio inquietante, che
Marco colloca proprio all’inizio dell’Evangelo. Il precursore incarna alla lettera la profezia di
Isaia: “vi fu Giovanni, che battezzava nel deserto e proclamava un battesimo di
conversione per il perdono dei peccati”. Se oggi il Battista lanciasse questi messaggi in
corso Montenapoleone o in piazza degli Affari o alla Rinascente, a Milano verrebbe
guardato con sospetto o ritenuto pericoloso e fatto portare via, perché disturba il quieto
vivere, perché rovina il mondo che vive all’insegna del “mangiare e godere, mangiare e
godere!”, è il ritornello che riecheggia per tutti il romanzo “Il gabbiano Jonathan
Livingstone”. A quel tempo, invece, la gente volentieri si lasciava inquietare. Diceva
l’Evangelo di oggi: “Accorrevano a lui tutta la regione della Giudea e tutti gli abitanti di
Gerusalemme”, tutta una regione e tutta una città: oh, si tratta di folle incalcolabili, e lui
non coccolava le orecchie con discorsi accomodanti, ma fustigava le coscienze con parole
sferzanti e col suo modo di porsi non convenzionale: “era vestito di peli di cammello, con
una cintura di pelle attorno ai fianchi, e mangiava cavallette e miele selvatico”. Vi auguro di
andare a casa oggi a mezzogiorno e di non trovarvi a tavola un menù tanto allettante:
cavallette e miele selvatico! Questo o è matto, o è un santo! Di balenghi che fanno gli
eccentrici ce ne sono tanti, in genere sono figli di papà che non hanno mai provato a
guadagnarsi la michetta, e non hanno certamente i calli sulle mani. Giovanni Battista non
è un esibizionista, dichiara a gran voce di essere uno che riempie le valli e abbassa i colli,
così che il Messia possa correre incontro al suo popolo, ma anche il popolo possa correre
incontro al suo Messia. Ed allora il fuoco della narrazione di Marco si sposta su di Lui,
Gesù, e Marco, in 9 parole riassume tutto quanto il suo Evangelo: “Inizio del vangelo di
Gesù, Cristo, Figlio di Dio”. È un principio come quello del libro della Genesi, è il mondo
che rinasce, che riparte da zero, grazie ad una voce che risuona come nella creazione, ed
è un Evangelo, cioè una buona notizia, è una persona, si chiama Gesù, è l’unto del
Signore, il suo Messia, anzi, il suo Figlio, generato e non creato, come diciamo nel Credo.
Se anche fosse andato perso tutto il libro di Marco, e ci fosse rimasta solo questa frase di
9 parole, ci sarebbe rimasto tutto il suo annunzio. Gesù sta alla porta della tua vita e
bussa. Signore, che cosa vuoi? Vengo a proporti un inizio, anche per te vi può essere un
principio, come quello del libro della Genesi: vuoi che per te il mondo rinasca? Desideri
una ripartenza da zero, lasciandoti alle spalle ciò che ha reso meno brillante e più opaca la
tua vita? Sono qui per chiederti di ascoltare nel profondo del tuo cuore una voce che
risuona come nella creazione. Attento, non si tratta di un messaggino qualsiasi, non è un
sms: è un Evangelo, cioè una buona notizia, riguarda la mia persona, Gesù, sono l’unto
del Signore, il suo Messia, anzi, il suo Figlio, generato e non creato, come dici nel Credo.
Sono qui per te e per la tua salvezza: questo è l’avvento. Sono l’Agnello divenuto Pastore,
che ti porta come agnellino sul petto a quella casa e a quella patria che ha un nome, è una
persona: Dio, sono l’Emmanuele, il Dio con noi. A noi il compito e la grazia di accoglierlo.