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Quaresima, V venerdì – preghiera e riflessione da lettera pastorale del Card. Martini

Celebrazione dell’Inno Akatistos alla Madre di Dio

Il testo dell’inno è tratto dal volumetto: Toniolo E. M. (a cura di), Akathistos – canto di lode alla Madre di Dio, Roma, Centro di cultura mariana “Madre della Chiesa”, 1999. L’introduzione del citato volume dichiara: “Significato ecumenico. L’Akathistos è l’unico testo che proponga in forma orante quanto la Chiesa delle origini, ancora tutta unita, ha creduto ed espresso di Maria nei suoi pronunciamenti ufficiali e nel suo universale consenso di fede. Indulgenze. Il Sommo Pontefice Giovanni Paolo II ha solennizzato le celebrazioni centenarie dei Concili Costantinopolitano I ed Efesino (1981) col canto dell’Akathistos. Egli stesso ne ha presieduto varie celebrazioni. Constatando con gioia che la recita dell’inno si sta diffondendo fruttuosamente anche tra i fedeli di rito latino, al fine di ‘consolidare ulteriormente e diffondere questa lodevole consuetudine’, con Decreto della Penitenzieria Apostolica del 31 maggio 1991 concesse per l’Akathistos le stesse indulgenze del santo Rosario, in particolare ‘l’’indulgenza plenaria ai fedeli che recitano l’Inno “Akathistos” in chiesa o oratorio, oppure in famiglia, in una Comunità religiosa o in una pia Associazione’ (AAS, 83 [1991] p. 627-628)”, Ibid. pp.4-5.

La preghiera che oggi eleviamo a Dio, nel nome di Maria, risale al V secolo e appartiene alla grande tradizione delle Chiese d’oriente. Essa prende nome di “Inno Akàtisthos”, termine che significa “da cantare in piedi”, come si ascolta l’Evangelo, in ossequio alla Madre di Dio. Si innalza questa preghiera in un giorno vicino alla solennità della Annunciazione del Signore (V sabato di Quaresima). Si tratta di una grande composizione poetica e teologica che celebra la verginità e la maternità di Maria nel progetto storico-salvifico di Dio, dalla creazione all’ultimo compimento, e la contempla indissolubilmente unita a Cristo e alla Chiesa, come Madre del Verbo e Sposa dello Spirito. Lasciamoci condurre, da questo antichissimo canto, a magnificare il Padre per le opere che ha compiuto nel Figlio e nella Madre.

Riti di inizio

P. – Sia benedetto il nostro Dio in ogni tempo, ora e sempre, e nei secoli dei secoli.

T. – Amen.

L. – Preghiamo in pace il Signore: Kyrie, eleison.

T. – Kyrie, eleison.

  • Per la pace che discende dall’alto e per la nostra salvezza, preghiamo il Signore.

  • Per la prosperità delle sante Chiese di Dio, per l’unione di tutti, preghiamo il Signore.

  • Per il Papa, per i Vescovi, i Sacerdoti, i Diaconi, per tutto il popolo santo di Dio, preghiamo il Signore.

  • Per le autorità dello stato, per le forze dell’ordine pubblico, per quanti si dedicano al bene comune, per chi si spende a favore del prossimo, preghiamo il Signore.

  • Per la nostra comunità, per tutte le città e i paesi e per i fedeli che vi abitano, preghiamo il Signore.

  • Per avere un tempo propizio, per l’abbondanza dei frutti della ferra, per godere giorni di pace, preghiamo il Signore.

  • Per i naviganti, i viandanti, i malati, i contagiati, gli afflitti, i carcerati per la loro salvezza, preghiamo il Signore.

  • Per noi, perché Dio ci liberi dal contagio, dalle malattie, dalle tribolazioni, dall’ira, dai pericoli, dalle angustie, dal peccato, preghiamo il Signore.

  • Soccorrici, o Dio, salvaci, abbi pietà di noi, difendici con la tua grazia!

P. – Facendo memoria della santissima e gloriosa nostra Signora, la Madre di Dio sempre vergine Maria, dei nostri santi patroni: Antonio, Giorgio, Girolamo, Sebastiano, e di tutti i santi, offriamo noi stessi, gli uni gli altri, e tutta la nostra vita a Cristo Dio.

T. – A te, Signore la nostra lode.

P. Perché tua è la gloria, l’onore e l’adorazione, o Padre, Figlio e Spirito Santo, ora e sempre, e nei secoli dei secoli.

T. – Amen.

P. Re celeste, Consolatore, Spirito di verità, che sei dovunque e tutto riempi, tesoro di beni, datore di vita! Vieni, abita in noi: purificaci da ogni macchia e salva le anime nostre.

Inno Akàtistos

Sezione prima (in piedi)

1. Il più eccelso degli Angeli fu mandato dal Cielo per dire “Ave” alla Madre di Dio. Al suo incorporeo saluto vedendoti in lei fatto uomo, Signore, in estasi stette, acclamando la Madre così:

  • Ave, per Te la gioia risplende;

  • Ave, per Te il dolore s’estingue.

  • Ave, salvezza di Adamo caduto;

  • Ave, riscatto del pianto di Eva.

  • Ave, tu vetta sublime a umano intelletto;

  • Ave, tu abisso profondo agli occhi degli Angeli.

  • Ave, in te fu elevato il trono del Re;

  • Ave, tu porti Colui che il tutto sostiene.

  • Ave, o stella che il Sole precorri;

  • Ave, o grembo del Dio che s’incarna.

  • Ave, per te si rinnova il creato;

  • Ave, per te il Creatore è bambino.

T. – Ave, Vergine e Sposa!

2. Ben sapeva Maria d’esser Vergine sacra e così a Gabriele diceva: “II tuo singolare messaggio all’anima mia incomprensibile appare: da grembo di vergine un parto predici, esclamando: Lode al Signore!

T. – Maranathà, vieni, Signore Gesù!

3. Desiderava la Vergine di capire il mistero e al nunzio divino chiedeva: “Potrà il verginale mio seno mai dare alla luce un bambino? Dimmelo!”. E quello riverente acclamandola disse così:

  • Ave, tu guida al divino consiglio;

  • Ave, tu prova d’arcano mistero.

  • Ave, tu il primo prodigio di Cristo;

  • Ave, compendio di sue verità.

  • Ave, o scala celeste che scese l’Eterno,

  • Ave, o ponte che porti gli uomini al cielo.

  • Ave, dai cori degli Angeli cantato portento;

  • Ave, dall’orde dei demoni esecrato flagello.

  • Ave, la Luce ineffabile hai dato;

  • Ave, tu il modo a nessuno hai svelato.

  • Ave, la scienza dei dotti trascendi;

  • Ave, al cuor dei credenti risplendi.

T. – Ave, Vergine e Sposa!

4. La Virtù dell’Altissimo adombrò e rese Madre la Vergine ignara di nozze: quel seno, fecondo dall’alto, divenne qual campo ubertoso per tutti, che vogliono coglier salvezza cantando così: Lode al Signore!

T. – Maranathà, vieni, Signore Gesù!

5. Con in grembo il Signore premurosa Maria ascese e parlò a Elisabetta. Il piccolo in seno alla madre sentì il verginale saluto, esultò, e balzando di gioia cantava alla Madre di Dio:

  • Ave, o tralcio di santo Germoglio;

  • Ave, o ramo di Frutto illibato.

  • Ave, coltivi il divino Cultore;

  • Ave, dai vita all’Autor della vita.

  • Ave, tu campo che frutti ricchissime grazie;

  • Ave, tu mensa che porti pienezza di doni.

  • Ave, un pascolo ameno tu fai germogliare;

  • Ave, un pronto rifugio prepari ai fedeli.

  • Ave, di suppliche, incenso gradito;

  • Ave, perdono soave del mondo.

  • Ave, clemenza di Dio verso l’uomo;

  • Ave, fiducia dell’uomo con Dio.

T. – Ave, Vergine e Sposa!

6. Con il cuore in tumulto fra pensieri contrari il savio Giuseppe ondeggiava: tuttora mirandoti intatta sospetta segreti sponsali, o Illibata! Quando Madre ti seppe da Spirito Santo, esclamò: Lode al Signore!

T. – Maranathà, vieni, Signore Gesù!

Tropari

Seduti

P. – Aprirò la mia bocca e sarò ricolmo di Spirito, una parola griderò alla Madre Regina:

con gioia mi presenterò a celebrarla, e canterò con giubilo le sue meraviglie.

L. – II grande Arcangelo al vederti Immacolata, sigillata dallo Spirito, quale mistico libro animato da Cristo, a te acclama, cantando:

T. – Salve, o coppa della gioia: per Te sarà sciolta la maledizione di Eva.

Salve, o Vergine sposa di Dio: tu doni la salvezza ad Adamo e distruggi l’inferno.

Salve, o Tutta Pura, dimora dell’unico Re. Salve, o fulgido trono dell’Onnipotente.

L. – Salve, rosa sempre in germoglio. Salve, madre del Frutto odoroso.

Salve, profumo del Re dell’universo. Salve, Vergine Immacolata, salvezza del mondo.

T. – Salve, tesoro purissimo che ci fa risorgere. Salve, Signora, giglio fragrante.

Salve, incenso soave, preziosissimo balsamo. Salve, profumo dei fedeli.

Inno Akàtistos

Sezione seconda (in piedi)

7. I pastori sentirono i concerti degli Angeli al Cristo disceso tra noi. Correndo a vedere il Pastore, lo mirano come agnellino innocente nutrirsi alla Vergine in seno, cui innalzano il canto:

  • Ave, o Madre all’Agnello-Pastore,

  • Ave, recinto di gregge fedele.

  • Ave, difendi da fiere maligne:

  • Ave, tu apri le porte del cielo.

  • Ave, per te con la terra esultano i cieli;

  • Ave, per te con i cieli tripudia la terra.

  • Ave, tu sei degli apostoli la voce perenne:

  • Ave, dei martiri sei l’indomito ardire.

  • Ave, sostegno possente di fede;

  • Ave, vessillo splendente di grazia.

  • Ave, per te fu spogliato l’inferno;

  • Ave, per te ci vestimmo di gloria.

T. – Ave, Vergine e Sposa!

8. Osservando la stella che guidava all’eterno ne seguirono i Magi il fulgore. Fu loro sicura lucerna andando a cercare il Possente, il Signore. Al Dio irraggiungibile giunti, l’acclamano beati: Lode al Signore!

T. – Maranathà, vieni, Signore Gesù!

9. Contemplarono i Magi sulle braccia materne l’Artefice sommo dell’uomo. Sapendo ch’egli era il Signore pur sotto l’aspetto di servo, premurosi gli porsero i doni dicendo alla Madre beata:

  • Ave, o Madre dell’Astro perenne;

  • Ave, aurora di mistico giorno.

  • Ave, fucine d’errori tu spegni;

  • Ave, splendendo conduci al Dio vero.

  • Ave, l’odioso tiranno sbalzasti dal trono;

  • Ave, tu il Cristo ci doni clemente Signore.

  • Ave, sei tu che riscatti dai riti crudeli;

  • Ave, sei tu che ci salvi dall’opere di fango.

  • Ave, tu il culto distruggi del fuoco;

  • Ave, tu estingui la fiamma dei vizi.

  • Ave, tu guida di scienza ai credenti;

  • Ave, tu gioia di tutte le genti.

T. – Ave, Vergine e Sposa!

10. Banditori di Dio diventarono i Magi sulla via del loro ritorno. Compirono il tuo vaticinio e te predicavano, o Cristo, a tutti, noncuranti d’Erode, lo stolto, incapace a cantare: Lode al Signore!

T. – Maranathà, vieni, Signore Gesù!

11. Irradiando all’Egitto lo splendore del vero, dell’errore scacciasti la tenebra: ché gl’idoli allora, o Signore, fiaccati da forza divina, caddero; e gli uomini, salvi, acclamavano la Madre di Dio:

  • Ave, riscossa del genere umano;

  • Ave, disfatta del regno d’inferno.

  • Ave, tu inganno ed errore calpesti;

  • Ave, degl’idoli sveli la frode.

  • Ave, tu mare che inghiotti il gran Faraone;

  • Ave, tu roccia che effondi le Acque di Vita.

  • Ave, colonna di fuoco che guidi nel buio;

  • Ave, riparo del mondo più ampio che nube.

  • Ave, datrice di manna celeste;

  • Ave, ministra di sante delizie.

  • Ave, tu mistica terra promessa;

  • Ave, sorgente di latte e di miele.

T. – Ave, Vergine e Sposa.

12. Stava già per lasciare questo mondo fallace Simeone, ispirato vegliardo. Qual pargolo a lui fosti dato ma in Te riconobbe il Signore perfetto, e ammirando stupito l’eterna sapienza esclamò: Lode al Signore!

T. – Maranathà, vieni, Signore Gesù!

Tropari

Seduti

P. O devoti alla Madre divina, che celebrate questa santa e popolare memoria: venite, battiamo le mani e cantiamo la gloria di Dio che è nato da lei. Gloria a Cristo, potente in eterno!

T. – Gloria a Cristo, potente in eterno!

L. Ave, talamo illibato del Verbo, sorgente della nostra rinascita divina.

Ave, Immacolata, voce squillante dei profeti, ornamento degli Apostoli.

Ave, rugiada stillante di purezza, che spegne la fiamma del culto pagano.

T. – A noi, che navighiamo nel mare dell’afflizione,

sbattuti dai venti del pericolo e spaventati dalle insidie dei male,

tu sei porto e ormeggio sicuro, tu sei causa della nostra gioia.

P. O devoti alla Madre divina, che celebrate questa santa e popolare memoria,

venite, cantiamo alla Vergine santa: ave, roveto che mai si consuma. Ave, nuvola piena di luce. Ave, onore dei fedeli. Ave, sicura protezione celeste.

Inno Akàtistos

Sezione terza (in piedi)

13. Di natura le leggi innovò il Creatore apparendo tra noi, suoi figlioli: fiorito da grembo di Vergine, lo serba qual era da sempre, inviolato; e noi che ammiriamo il prodigio cantiamo alla Santa:

  • Ave, o fiore di vita illibata;

  • Ave, corona di casto contegno.

  • Ave, tu mostri la sorte futura;

  • Ave, tu sveli la vita degli Angeli.

  • Ave, magnifica pianta che nutri i fedeli;

  • Ave, bell’albero ombroso che tutti ripari.

  • Ave, tu in grembo portasti la Guida agli erranti;

  • Ave, tu desti alla luce Chi affranca gli schiavi.

  • Ave, tu supplica al Giudice giusto;

  • Ave, perdono per tutti i traviati.

  • Ave, tu veste ai nudati di grazia;

  • Ave, amore che vinci ogni brama.

T. – Ave, Vergine e Sposa!

14. Tale parto ammirando, ci stacchiamo dal mondo e al cielo volgiamo la mente. Apparve per questo fra noi in umili umane sembianze l’Altissimo per condurre alla vetta coloro che lieti l’acclamano: Lode al Signore!

T. – Maranathà, vieni, Signore Gesù!

15. Era tutto qui in terra e di sé tutti i cieli riempiva il Dio Verbo infinito: non già uno scambio di luoghi, ma un dolce abbassarsi di Dio verso l’uomo fu il nascer da Vergine, Madre che tutti acclamiamo:

  • Ave, tu sede di Dio, l’infinito;

  • Ave, tu porta di sacro mistero.

  • Ave, dottrina insicura per gli empi;

  • Ave, dei pii certissimo vanto.

  • Ave, o trono più santo del trono cherubico;

  • Ave, o seggio più bello del seggio serafico.

  • Ave, o tu che congiungi opposte grandezze;

  • Ave, o tu che sei in una e Vergine e Madre.

  • Ave, per te fu rimessa la colpa;

  • Ave, per te il paradiso fu aperto.

  • Ave, o chiave del regno di Cristo;

  • Ave, speranza di eterni tesori.

T. – Ave, Vergine e Sposa!

16. Si stupirono gli Angeli per l’evento sublime della tua incarnazione divina; ché il Dio inaccessibile a tutti vedevano fatto accessibile, uomo, dimorare fra noi e da ognuno sentirsi acclamare: Lode al Signore!

T. – Maranathà, vieni, Signore Gesù!

17. Gli oratori brillanti come pesci sono muti per te, Genitrice di Dio: del tutto incapaci di dire il modo in cui Vergine e Madre tu sei. Ma noi che ammiriamo il mistero cantiamo con fede:

  • Ave, sacrario d’eterna Sapienza;

  • Ave, tesoro di sua Provvidenza.

  • Ave, tu i dotti riveli ignoranti;

  • Ave, tu ai rètori imponi il silenzio.

  • Ave, per te sono stolti sottili dottori;

  • Ave, per te vengono meno autori di miti.

  • Ave, di tutti i sofisti disgreghi le trame;

  • Ave, tu dei pescatori riempi le reti.

  • Ave, ci innalzi da fonda ignoranza;

  • Ave, per tutti sei faro di scienza.

  • Ave, tu barca di chi ama salvarsi;

  • Ave, tu porto a chi salpa alla Vita.

T. – Ave, Vergine e Sposa!

18. Per salvare il creato il Signore del mondo volentieri discese quaggiù. Qual Dio era nostro Pastore, ma volle apparire tra noi come Agnello: con l’umano attraeva gli umani, qual Dio l’acclamiamo: Lode al Signore!

T. – Maranathà, vieni, Signore Gesù!

Tropari

Seduti

P. – O Signora, la lingua dell’uomo non ti può degnamente lodare. Avendo tu generato il Cristo Re, fosti elevata al di sopra degli Angeli. Per questo tutte le genti ti cantano:

L. – Ave, vite genuina, che hai coltivato il Grappolo maturo.

Ave, vigna generosa che produce l’ottimo Vino.

Ave, mistico ramo che genera il Fiore sempre fiorito.

T. – Ave, o Tutta Benedetta, che hai partorito al mondo la salvezza e noi fummo elevati dalla terra al cielo. Tu sei protezione e fortezza, muro incrollabile e difesa sicura di coloro che cantano: “Lodate il Signore!”.

Inno Akàtistos

Sezione quarta (in piedi)

19. Tu difesa di vergini, Madre Vergine, sei, e di quanti ricorrono a te: ché tale ti fece il Signore di tutta la terra e del cielo, o Illibata, abitando il tuo grembo e invitando noi tutti a cantare:

  • Ave, colonna di sacra purezza;

  • Ave, tu porta d’eterna salvezza.

  • Ave, inizio di nuova progenie;

  • Ave, datrice di beni divini.

  • Ave, tu vita hai ridato ai nati nell’onta;

  • Ave, hai reso saggezza ai privi di senno.

  • Ave, o tu che annientasti il gran seduttore;

  • Ave, o tu che dei casti ci doni l’Autore.

  • Ave, tu grembo di nozze divine;

  • Ave, che unisci i fedeli al Signore.

  • Ave, di vergini alma nutrice;

  • Ave, che le anime tu porti allo Sposo.

T. – Ave, Vergine e Sposa!

20. Cede invero ogni canto che presuma eguagliare le tue innumerevoli grazie. Se pure t’offrissimo inni per quanti i granelli di sabbia, Signore, mai pari saremmo ai tuoi doni che desti a chi canta: Lode al Signore!

T. – Maranathà, vieni, Signore Gesù!

21. Come fiaccola ardente per chi giace nell’ombre contempliamo la Vergine Santa, che accese la luce divina e guida alla scienza di Dio tutti, splendendo alle menti, e da ognuno è lodata col canto:

  • Ave, o raggio di Sole divino:

  • Ave, o fascio di Luce perenne.

  • Ave, rischiari qual lampo le menti;

  • Ave, qual tuono i nemici spaventi.

  • Ave, per noi sei la fonte dei sacri Misteri;

  • Ave, Tu sei la sorgente dell’Acque abbondanti.

  • Ave, in Te raffiguri l’antica piscina;

  • Ave, le macchie detergi dei nostri peccati.

  • Ave, o fonte che le anime mondi;

  • Ave, o coppa che versi letizia.

  • Ave, fragranza del crisma di Cristo;

  • Ave, tu vita del sacro banchetto.

T. – Ave, Vergine e Sposa!

22. Condonare volendo ogni debito antico, fra noi il Redentore dell’uomo discese e abitò di persona: fra noi che avevamo perduto la grazia. Distrusse lo scritto del debito, e tutti l’acclamano: Lode al Signore!

T. – Maranathà, vieni, Signore Gesù!

23. Inneggiando al tuo parto l’universo ti canta, qual tempio vivente, o Regina! Ponendo in tuo grembo dimora Chi il tutto in sua mano contiene, il Signore, tutta santa ti fece e gloriosa e c’insegna a lodarti:

  • Ave, o ‘tenda’ del Verbo di Dio;

  • Ave, più grande del ‘Santo dei Santi’.

  • Ave, tu ‘arca’ da Spirito aurata;

  • Ave, ‘tesoro’ inesausto di Vita.

  • Ave, diadema prezioso dei santi sovrani;

  • Ave, dei pii sacerdoti tu nobile vanto.

  • Ave, tu sei per la Chiesa qual torre possente;

  • Ave, tu sei per l’Impero qual forte muraglia.

  • Ave, per te innalziamo trofei;

  • Ave, per te cadono vinti i nemici.

  • Ave, tu farmaco delle mie membra;

  • Ave, salvezza dell’anima mia.

T. – Ave, Vergine e Sposa!

24. Grande ed inclita Madre, Genitrice del sommo fra i Santi, santissimo Verbo, ora degnati accogliere il canto! Preservaci da ogni sventura, tutti! Dal castigo che incombe tu libera noi che gridiamo: Lode al Signore!

T. – Maranathà, vieni, Signore Gesù!

Dal Vangelo secondo Luca

Nel sesto mese, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te». A queste parole ella rimase turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».

Allora Maria disse all’angelo: «Come è possibile? Non conosco uomo». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell’Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio. Vedi: anche Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia, ha concepito un figlio e questo è il sesto mese per lei, che tutti dicevano sterile: nulla è impossibile a Dio». Allora Maria disse: «Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto». E l’angelo partì da lei.

Elisabetta disse a Maria: “beata colei che ha creduto nell’adempimento delle parole del Signore”. Allora Maria disse:

«L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,
perché 
ha guardato l’umiltà della sua serva.

D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.
Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente e 
Santo è il suo nome:
di generazione in generazione la sua misericordia si stende su quelli che lo temono.
Ha spiegato la potenza del suo 
braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;
ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili;
ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato a mani vuote i ricchi.
Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia,
come aveva promesso 
ai nostri padri, ad Abramo e alla sua discendenza, per sempre».

Parola del Signore – Lode a Te, o Cristo.

Preghiera litanica di pace

C. – La celebrazione sta per culminare. Ci siamo immersi con Maria nel mistero di Cristo, che riempie di sé misteriosamente tutta la nostra storia, per salvare l’esistenza nostra e del mondo: allarghiamo dunque il cuore, e, con fiducia ed umiltà, supplichiamo il Signore.

P. – Santo, sei, o Dio! Santo, sei, o Forte! Santo, sei, o Immortale, abbi pietà di noi!

T. – Kyrie eleison.

P. – Abbi pietà di noi, o Dio, secondo la tua grande misericordia, te ne preghiamo, ascoltaci ed abbi pietà!

L. – Preghiamo perché il Signore Dio, che ama gli uomini, ci sia propizio e benigno, si riconcili con noi peccatori ed abbia pietà di noi.

T. – Kyrie eleison.

L. Per i poveri e gli infelici, per quanti soffrono nel corpo o nello spirito, per i contagiati dall’epidemia, per coloro che si consacrano al servizio di Dio nella Chiesa, per quelli che si raccomandano alle nostre preghiere, supplichiamo il Signore.

T. – Kyrie eleison.

L. – Per la pace e l’eterno riposo di tutti i defunti, nostri fratelli, che si sono addormentati nel Signore, preghiamo.

T. – Kyrie eleison.

L. Ascoltaci, Dio nostro Salvatore, speranza di quanti sono sparsi fino ai confini della terra e al di là dei mari, e libera, Signore, questa città e tutte le città e i paesi nostri dall’odio, dalla epidemia, dalla fame, dai terremoti, dai cataclismi, dagli incendi, dal terrore della spada, dalla guerra fratricida: ascoltaci e abbi pietà di noi!

T. – Kyrie eleison.

P. – Con le parole del Figlio tuo, che per noi si è fatto uomo e figlio della Vergine, osiamo ancora supplicarti e dirti:

T. – Padre nostro…

P. – Perché tu sei misericordioso e ami gli uomini, o Dio, a te noi rendiamo gloria, Padre e Figlio e Spirito Santo, ora e sempre, e nei secoli dei secoli.

T. – Amen.

.

Benedizione e Congedo

I vostri sacerdoti volentieri inviano a tutti e a ciascuno la benedizione del Signore

P. – Il Signore sia con voi.

T. – E con il tuo spirito.

P. – Dio Padre, che in Maria Annunziata ha offerto al mondo l’aurora del giorno nuovo e definitivo del suo Figlio, vi colmi di spirituale letizia.

T. – Amen.

P. – Gesù Cristo, nato nel tempo dall’Immacolata Vergine Maria e atteso dalle genti nel suo ritorno glorioso, custodisca integra in voi la fede battesimale.

T. – Amen.

P. – Lo Spirito Santo che ha riempito il grembo della Vergine Maria e ha generato in lei il Redentore del mondo, rinnovi in voi la gioia e la speranza della salvezza.

T. – Amen.

P. – E la benedizione di Dio Onnipotente, Padre e Figlio e Spirito Santo, discenda su di voi, e con voi rimanga sempre.

T. – Amen.

P. – Andate in pace.

T. – Rendiamo grazie a Dio.

Sotto la tua protezione cerchiamo rifugio,

santa Madre di Dio:
non disprezzare le suppliche di noi

che siamo nella prova,
ma liberaci da ogni pericolo,

o Vergine gloriosa e benedetta.

 


Per la riflessione personale:

Per chi desidera, si può continuare la meditazione suscitata dall’inno Akatistos, soffermandosi su alcune considerazioni tratte dalla lettera pastorale del Cardinale Carlo Maria Martini, Arcivescovo di Milano, La Madonna del Sabato Santo, dell’8 settembre 2000, che aiuta a leggere il momento storico in cui viviamo e a trovare una luce di speranza:

Per noi cristiani c’è un altro “sabato” che è al centro e al cuore della nostra fede: è il Sabato santo, incastonato nel triduo pasquale della morte e resurrezione di Gesù come un tempo denso di sofferenza, di attesa e di speranza. È un sabato di grande silenzio, vissuto nel pianto dai primi discepoli che hanno ancora nel cuore le immagini dolorose della morte di Gesù, letta come la fine dei loro sogni messianici. È anche il Sabato santo di Maria, vergine fedele, arca dell’alleanza, madre dell’amore. Ella vive il suo Sabato santo nelle lacrime ma insieme nella forza della fede, sostenendo la fragile speranza dei discepoli. Mi è sembrato che una riflessione sul “Sabato santo” così come è stato vissuto dagli apostoli e soprattutto da Maria, ci potesse aiutare a vivere …, permettendoci di riconoscerci pellegrini nel “sabato del tempo” verso la domenica senza tramonto.

È in questo sabato – che sta tra il dolore della Croce e la gioia di Pasqua – che i discepoli sperimentano il silenzio di Dio, la pesantezza della sua apparente sconfitta, la dispersione dovuta all’assenza del Maestro, apparso agli uomini come il prigioniero della morte. È in questo Sabato santo che Maria veglia nell’attesa, custodendo la certezza nella promessa di Dio e la speranza nella potenza che risuscita i morti.

Vorrei che entrassimo nella grazia del Giubileo passando attraverso la porta del Sabato santo: nei discepoli riconosceremo il disorientamento, le nostalgie, le paure che caratterizzano la nostra vita di credenti …; nella Madonna del Sabato santo leggeremo la nostra attesa, le nostre speranze, la fede vissuta come continuo passaggio verso il Mistero. Maria, vergine fedele, ci farà riscoprire il primato dell’iniziativa di Dio e dell’ascolto credente della sua Parola; nella sposa delle nozze messianiche potremo cogliere il valore della comunione che ci unisce come Chiesa mediante il patto sancito dal sangue di Gesù e approfondiremo la speranza del Regno che deve venire; Maria, madre del Crocifisso, ci condurrà a ripensare la carità per la quale egli si è consegnato alla morte per noi, la carità che è il distintivo del discepolo e da cui nasce la Chiesa dell’amore.

I discepoli e Maria, nel loro Sabato santo, ci aiuteranno a leggere il nostro passaggio di secolo e di millennio per rispondere con verità, speranza e amore alla domanda che ci portiamo dentro: dove va il cristianesimo? Dove va la Chiesa che amiamo? Vorrei comunicarvi la risposta presente nel mio cuore: siamo nel “sabato del tempo”, nel tempo cioè santificato dall’azione di Dio, tempo santo in cui si ricapitola il cammino compiuto e si apre il futuro della promessa, allorché verrà per tutti l’“ottavo giorno” del ritorno del Signore Gesù. È quanto siamo chiamati a vivere …, non fuori, ma dentro le contraddizioni della storia.

Per i credenti questo sguardo al Sabato santo vorrebbe aiutare a rispondere alla duplice domanda, presente in molti di noi all’inizio di questo millennio: dove siamo? Dove andiamo?

Per i non credenti pensosi – accomunati dalle stesse domande – potrebbe forse essere l’occasione per ascoltare le testimonianze della fede sul senso di questo tempo e sul senso della storia non come schema ideologico, ma come frutto di sofferta riflessione e quindi come soffio purificatore, impulso a ricercare, a sperare, ad ascoltare la Voce che parla nel silenzio a chi cerca con onestà.

Nel silenzio e nello smarrimento del Sabato santo ci rappresentiamo anzitutto l’atteggiamento prevalente nei discepoli il giorno dopo la morte di Gesù, per poi interpretare il nostro tempo alla luce di questa loro esperienza.

Lo sconcerto dei discepoli: Mi sembra che il vissuto dei discepoli nel sabato dopo la crocifissione del Maestro sia quello di un grande smarrimento. Perché sono tanto smarriti? Perché il loro Signore e Maestro è stato ucciso, il suo appello alla conversione non è stato ascoltato, le autorità lo hanno condannato e non si vede via di scampo o senso positivo da dare a tale evento. C’è stato, a partire dalla Cena pasquale, un succedersi vorticoso di fatti imprevedibili che li ha sorpresi e resi muti. Come i due discepoli che camminano verso Emmaus nel primo giorno della settimana, hanno il cuore triste (Lc 24,17); le anticipazioni che avevano avuto (le previsioni della Passione fatte più volte da Gesù), i gesti rassicuranti che li avevano sinora sostenuti (i miracoli del Maestro, il suo amore mostrato nell’ultima Cena) sono svaniti dalla memoria. Si ha l’impressione che Dio sia divenuto muto, che non parli, che non suggerisca più linee interpretative della storia. È la sconfitta dei poveri, la prova che la giustizia non paga.

A ciò si aggiunge la vergogna per essere fuggiti e per aver rinnegato il Signore: si sentono traditori, incapaci di far fronte al presente. Manca ogni prospettiva di futuro, non si vede come uscire da una situazione di catastrofe e di crollo delle illusioni, sono assenti persino quei segni che incominceranno a scuoterli a partire dal mattino della domenica (come le donne al sepolcro vuoto, cf Lc 24,22-23).

Ma perché fermarsi al Sabato santo? Ma qui si pone la domanda: perché fermarsi al Sabato santo? Non siamo forse già nel tempo del Risorto? Perché non lasciarci ispirare anzitutto dalla Domenica di Pasqua? Perché riflettere sullo smarrimento dei discepoli dopo la morte di Gesù e non invece sulla loro gioia quando lo incontrano vivente (cf Gv 20,20: “E i discepoli gioirono al vedere il Signore”)?

È vero: siamo già nel tempo della risurrezione, il corpo glorioso del Signore riempie della sua forza l’universo e attrae a sé ogni creatura umana per rivestirla della sua incorruttibilità. Il nostro atteggiamento fondamentale deve essere di letizia pasquale.

E tuttavia la luce del Risorto, percepita dagli occhi della fede, ancora si mescola con le ombre della morte. Siamo già salvati nella fede e nella speranza (Rom 8,24), già risorti con Gesù nel battesimo quanto all’uomo interiore, ma la nostra condizione esteriore rimane legata alla sofferenza, alla malattia e al declino. Il peccato è vinto nella sua forza inesorabile di distruzione e però continua a coinvolgere innumerevoli situazioni umane e a riempire la storia di orrori. I poveri sono oppressi, i prepotenti trionfano, i miti sono disprezzati”. Maria: è rimasta in silenzio ai piedi della croce nell’immenso dolore della morte del Figlio e resta nel silenzio dell’attesa senza perdere la fede nel Dio della vita, mentre il corpo del Crocifisso giace nel sepolcro. In questo tempo che sta tra l’oscurità più fitta – “si fece buio su tutta la terra” (Mc 15,33) – e l’aurora del giorno di Pasqua – “di buon mattino, il primo giorno dopo il sabato… al levar del sole” (Mc 16,2) – Maria rivive le grandi coordinate della sua vita, coordinate che risplendono sin dalla scena dell’Annunciazione e caratterizzano il suo pellegrinaggio nella fede. Proprio così ella parla al nostro cuore, a noi, pellegrini nel “Sabato santo” della storia.

Tu nel sabato del silenzio di Dio sei e rimani la “Virgo fidelis” e ci ottieni la “consolazione della mente”. Che cosa ci dici, o Madre del Signore, dall’abisso della tua sofferenza? Che cosa suggerisci ai discepoli smarriti? Mi pare che tu ci sussurri una parola, simile a quella detta un giorno dal tuo Figlio: “Se avrete fede pari a un granellino di senapa…!” (Mt 17,20). Che cosa vuoi comunicarci? Tu vorresti che noi, partecipi del tuo dolore, partecipassimo anche della tua consolazione. Tu sai, infatti, che Dio “ci consola in ogni nostra tribolazione perché possiamo anche noi consolare quelli che si trovano in qualsiasi genere di afflizione con la consolazione con cui siamo consolati noi stessi da Dio” (2 Cor 1,4).