Letture

Lettera del parroco ai giovani

Carissimi giovani,

vorrei potervi parlare a quattr’occhi, ma sono costretto a scrivervi attraverso il sito della Parrocchia perché non sono pratico di gruppi WhatsApp, un po’ più di comunità. In questo tempo surreale che tutti stiamo vivendo, abbiamo visto cose tanto contrastanti da farci chiedere se viviamo tutti sullo stesso pianeta.

Gruppetti di giovani irresponsabili, che hanno organizzato corse illegali di macchine, o party con amici, ben sapendo di essere positivi al coronavirus, e chissà quante altre “bravate”, si sono come contrapposti ad un esercito di giovani altamente responsabili che hanno colto le grandi potenzialità della loro età, e si sono messi in moto, da soli o in gruppo, in un sottobosco di volontariato ammirevole. Basti dire che di fronte ad un bando per 300 medici se ne sono presentati 8.000, e ad un altro bando per 500 infermieri se ne sono presentati 10.000 … la maggior parte di loro erano giovani, e non andavano né in vacanza, né in crociera, ma in trincea, sotto il fuoco incrociato di un nemico invisibile. Siamo orgogliosi di loro.

Ho saputo di alcuni giovani stizziti perché non hanno più la loro libertà assoluta, e passano il tempo a piangersi addosso o a recitare la parte del bimbo viziato che fa i capricci, ma ho anche saputo di tanti giovani che hanno fatto galoppare la loro fantasia e la loro creatività, e si sono messi ad inventare il loro tempo, ad escogitare cose nuove ed utili, ad arricchire la vita loro e degli altri.

So di qualcuno che gioca a perdere tempo, e so di molti che stanno impiegando questo tempo singolare nel migliore modo possibile, e così c’è chi sta regolarmente sostenendo gli esami all’università, chi addirittura si è laureato in streaming … voglio complimentarmi con loro, per il brillante risultato conseguito, ma anche per la tenacia con cui hanno fatto fronte ad una emergenza improvvisa ed imprevista, capace di mettere in ginocchio educazione, economia, relazioni.

Tra il bianco ed il nero ci stanno tante sfumature di grigio, ed io, in questo momento, vorrei fare la parte del grillo parlante di Pinocchio (cioè vorrei fare la parte della coscienza), e chiedere a ciascuno: in quale sfumatura ti riconosci?

Non pretendo una risposta a voce alta, sarei molto felice se ciascuno avesse l’onestà di rispondere a se stesso in tutta sincerità e con la voglia di fare verità dentro la propria anima. Ci sono stagioni della vita “normali”, dove su queste cose, magari, si riesce anche a barare; ma ci sono stagioni della vita “eccezionali” – come quella che stiamo vivendo – in cui non è possibile sfuggire alle grandi questioni della vita, che si presentano anche ai giovani, perché il coronavirus non risparmia nessuno.

Io spero e vi auguro, che in qualche sabato sera, forzatamente vissuto a casa, abbiate riscoperto il gusto e la gioia di pensare, la bellezza e l’incanto di pensare. Mi permetto di dirvi questo, perché parlando con molte persone al telefono, ho proprio constatato un bisogno ed un gusto di pensare, di porsi domande e di porre questioni, che da tempo non mi sembrava più tanto diffuso.

Io spero e vi auguro, che, sottoposti ad uno stress psicologico, che ci fa toccare con mano la nostra precarietà, abbiate riscoperto cose che diamo per scontate, e non lo sono: la salute, un grande dono; la libertà, un grande talento; le relazioni autentiche, una risorsa impagabile, il rapporto con Dio, una fame ed una sete insopprimibile. A questo proposito vorrei raccontarvi un fatto che mi è successo un paio di giorni prima che tutto venisse chiuso. Avevo ordinato della merce che mi è stata consegnata da un corriere. I due giovani addetti dovevano portarmi in casa e montare ciò che avevo acquistato, ma per le disposizioni vigenti non hanno potuto fare tutto il lavoro, si sono limitati a scaricare nell’ingresso di casa. Mentre firmavo la bolla di consegna uno dei due mi ha detto: “Don, lei che è un prete, preghi tanto, perché in questa situazione, se non ci aiuta il buon Dio, non ce ne andiamo fuori”, e l’altro non ha fatto altro che acconsentire. Mentre gli restituivo la bolla firmata gli ho detto: “Io cercherò di fare la mia parte, ma tu fai la tua, mi raccomando!”.

Io credo di poter ripetere a voce alta a tutti voi, giovani di Sabbioneta, di Breda Cisoni, di Ponteterra, di Vigoreto e di Villa Pasquali, la stessa cosa. Non so quanto noi adulti siamo riusciti a mostrarvi che la fede in Dio è affascinante e meravigliosa; non so quanto siamo riusciti a farvi incontrare con Gesù Cristo, che è la via, la verità e la vita; non so quanto siamo riusciti a farvi sentire tralci della santa vite, bisognosi di restare attaccati a Lui, perché senza di Lui non possiamo fare nulla; non so quanto siamo riusciti a convincervi – con la nostra vita, più che con le nostre parole -, che il Signore è Risorto ed è vivo, che è l’unica speranza per tutti e per ciascuno di voi; non so quanto noi adulti siamo riusciti ad offrirvi l’esperienza della Chiesa nostra madre e maestra di vita; e non so quanto voi avete colto e accolto questo patrimonio di vita. In questo momento mi ricordo semplicemente le parole di un grande sociologo come il Prof. Massimo Introvigne, del CESNUR di Torino: “Perdere la fede è la più grande disgrazia che ci possa capitare, e trovare la fede è la più grande fortuna che ci possa accadere”.

Queste parole mi spingono a proporvi un invito: volare alto. È tipico della giovinezza non accontentarsi di ciò che è mediocre o banale, ma cercare le vette. Scriveva infatti un giornalista: “fino a 20 anni si fanno sogni; dai 20 ai 30 si fanno progetti; dai 30 in poi si fanno i soldi!”. Non perdete la giovinezza del cuore che fa sognare e progettare, e se vi capita di chiedervi: come si fa? In questo periodo magari si ha un po’ più di tempo per leggere e scoprire. Andate a scoprire giovani di spessore, vi faccio alcuni nomi: Benedetta Bianchi Porro, Piergiorgio Frassati, Carlo Acutis, Chiara Luce Badano, Miguel Pro, Miroslav Bulešić, Rolando Rivi. In internet trovate facilmente la loro biografia o qualcosa che hanno scritto. Vi auguro, che pure in questa circostanza dolorosa – perché tutti abbiamo perso un parente, un amico, un conoscente – possiate in qualche modo riscoprire e rigustare l’amicizia con Gesù Cristo, chiave per risolvere l’enigma della vita, perla e tesoro per garantirsi i quali, vale la pena vendere qualsiasi proprietà. Se vi capiterà questa bella avventura riuscirete persino a dire incredibilmente “Laudato sì, mi Signore, per fratello coronavirus”.

Con questi sentimenti e atteggiamenti viviamo il presente ed il futuro che il Signore ci dà da vivere, e preghiamo che la grazia del Risorto, dia luce, calore, energia al nostro oggi e al nostro domani. Dio vi benedica,

Don Samuele

 

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