21 giugno 2020 – Tempo durante l’Anno XII Domenica (anno A) – Don Samuele
Tempo durante l’Anno – XII Domenica A – 21 giugno 2020
Sia lodato Gesù Cristo. Sempre sia lodato.
Dopo avere celebrato i giorni santi racchiusi nel ciclo della Quaresima – Pasqua – Pentecoste, e le feste che ci fanno gustare l’amore di Dio e pregustare il Paradiso (SS. Trinità, Corpus Domini, Sacro Cuore), eccoci alla prima Domenica in verde – non perché famiglie, aziende, parrocchie, sono al verde, ma perché la Liturgia vuole alimentare la speranza.
Fiducia, un segno di fede
Ed è proprio il messaggio di questa Domenica, racchiudibile nel termine “fiducia” ad alimentare la nostra speranza. È la parola forte dell’Evangelo di Matteo – che torniamo a leggere metodicamente – ad inculcarci tale atteggiamento, come segno ed espressione evidente della nostra fede. Il discorso di Gesù che oggi abbiamo riascoltato, si apre con un invito caratteristico del Signore: Non abbiate paura. È un invito che non ci stanchiamo di ascoltare, e di ripetere, perché la paura è uno dei grandi freni alla vita ed allo sviluppo dell’uomo. La paura blocca, paralizza, congela, mentre la fiducia offre una scossa salutare, rimette in movimento, fa sciogliere le vele. Non solo, la fiducia in Dio che è verità suprema ci induce a non tacere la verità, ma a gridarla dai tetti, anche e soprattutto quando è come mettere su una ferita, non quei disinfettanti che non fanno neppure solletico, ma l’alcool che brucia, o il sale che fa saltare sulla sedia dove stai seduto. Dio solo sa quanto abbiamo bisogno di verità gridata dai tetti, mentre la società sta costruendo nebbie di ipocrisia, paraventi di menzogna, muri di non detto, burroni di linguaggio politicamente corretto, con i quali, oltre a mentire spudoratamente, si ingannano e si plagiano le giovani generazioni, che, senza verità, si ritrovano senza identità, senza casa, senza patria, deboli vittime davanti a qualsiasi aggressione, come un corpo, senza più anticorpi, viene martoriato da qualsiasi batterio, virus, contagio.
Fiducia, una verità da gridare dai tetti
Una di queste verità sacrosante che vanno urlate, perché completamente messa a tacere, è questa: “non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l’anima; abbiate paura piuttosto di colui che ha il potere di far perire nella Geènna e l’anima e il corpo”. Noi adulti stiamo ingannando le giovani generazioni che si affacciano con fiducia sulla vita, facendo loro credere che quello che conta è il benessere, il divertimento, il piacere. Chi ha ancora il coraggio di dire la verità ad un ragazzo o ragazza, cioè: “non avere paura di ciò che non ti può togliere l’essenziale! Di uno solo devi avere paura: chi ti può uccidere l’anima!”? Forse non lo diciamo più perché la morte di anime ha proporzioni gigantesche, altro che il coronavirus. Un giornalista ha intervistato il vescovo di Phoenix in Arizona chiedendogli: “Oggi il benessere è diventato l’obiettivo di vita per molti in occidente, uno stato che comprende sia l’assenza di problemi, che una vita tutto sommato comoda. Lei, riprendendo le parole ed il pensiero di Papa Benedetto XVI scrive: “Voi non siete fatti per il confort, ma per la grandezza”, ed il Vescovo ha risposto: “Se cerchiamo il nostro confort piuttosto che cercare prima il Regno di Dio, allora il nostro conforto diventa nemico dello zelo cristiano della testimonianza del Vangelo. Abbiamo poco tempo su questa terra per vivere e gestire la nostra libertà e la nostra fede. Questa è la grandezza cui siamo chiamati: seguire il nostro Signore Gesù nella sua Chiesa con tutto il nostro cuore, mente, anima e forza”. Il presule spiega poi, più avanti nell’intervista, quella che egli chiama “l’arte perduta di vivere in modo virtuoso”. Sì, questa è una verità da gridare dai tetti su una società cieca e sorda di fronte al bene, e che ha bisogno di reimparare “l’arte perduta di vivere in modo virtuoso”. E questo sforzo si basa su due convinzioni: prima, la tenerezza di Dio giunge a contare i capelli del nostro capo, per assicurarci che neppure uno di essi è dimenticato o trascurato da Dio; seconda convinzione: il riconoscerlo non è cosa inutile, perché saremo da Lui riconosciuti per l’eternità. Attenzione massima e seria per chi non lo riconosce qui e ora: il Signore non assicura di riconoscerlo per l’eternità! Il gioco è serio e la posta in gioco è fondamentale!
Fiducia antica
La fiducia è cosa normale nell’antico Testamento: il capitolo 20 di Geremia, che abbiamo ascoltato nella prima lettura, ci ha riportato le intenzioni ed i discorsi malvagi che il profeta avverte attorno a sé. Tutto congiura contro di lui, la sua vita è seriamente in pericolo, la sua libertà di azione totalmente compromessa, eppure l’uomo di Dio manifesta una convinzione indistruttibile: “il Signore è al mio fianco”. Siamo chiamati a fare nostro questo sentimento di affetto, di confidenza, di tranquillità interiore. La storia antica e recente ci narra di come Dio “libera la vita del povero”. I nostri padri, i nostri vecchi, i nostri antenati, hanno sperimentato questa vicinanza, questo soccorso, questa salvezza, e ci invitano a conoscere e a riconoscere quel Dio che non cambia mai atteggiamento, perché Egli è fedele alle promesse ed agli impegni che ha preso con il suo popolo e con i suoi fedeli.
Fiducia sempre nuova
Ma la fiducia è pure cosa normale nel nuovo Testamento. S. Paolo, nella seconda lettura, tratta dalla lettera ai Romani, ha evocato due avvenimenti che hanno cambiato la storia. Il primo è il peccato di Adamo, che ha impresso alla storia umana una accelerazione verso il male. Se un uomo è stato capace di tanto, il Figlio di Dio ha fatto molto di più. Il secondo avvenimento è la vita, morte, resurrezione di Gesù, che ha introdotto nel mondo la vita e la salvezza, l’esatto contrario della morte e della rovina avviate da Adamo. Ora sappiamo bene che vi è una fetta notevole di umanità che lavora con impegno a portare avanti il disegno di morte e di rovina. Ma, grazie a Dio, vi è anche una porzione di umanità che collabora con Cristo per la vita e la salvezza. Mi direte che siamo un piccolo gregge a volere questo e a fare questo. Lo so meglio di voi, eppure non mi stanco di incoraggiarvi ad abbandonare le fila di chi lavora per la morte e la rovina e ad ingrossare il numero di chi si rimbocca le maniche, abbraccia la croce, e di dedica con passione a lavorare per la vita e la salvezza. Vedete non esistono “le cose che vanno così”, e non è nemmeno “la società che è fatta così”. Ci sono singole persone libere, noi, in grado di scegliere ieri, oggi, domani, che persone vogliamo essere, quali valori vogliamo credere, quali scelte vogliamo fare, a chi e a che cosa dedicare la vita. La fiducia sempre nuova cui ci richiama la Parola di Dio in questa Domenica, deve essere per noi un motivo di serenità, ma anche un incentivo forte ad aderire a Lui con tutto il cuore, consapevoli che questo non ci esenta dalle fatiche, dai rischi, e neppure dalla persecuzione e dalla morte, come accade a tanti cristiani nel mondo, che ricordiamo oggi con affetto nella preghiera, ma che questa scelta ci apre pure le porte della vita e della gioia. Anche per me, per voi, per tutti, vale la promessa di Gesù: “chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch’io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch’io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli”. Se ci crediamo a questo, e se facciamo questo, beati noi!