OmelieOmelie Luglio 2020

5 luglio 2020 – Tempo durante l’Anno XIV Domenica (anno A) – Don Samuele

Tempo durante l’Anno – XIV Domenica A – 5 luglio 2020

 

Sia lodato Gesù Cristo. Sempre sia lodato.

 

Oggi siamo qui a lanciare una sfida titanica a quella mentalità che va per la maggiore, e per la quale i valori sono diventati: la furbizia del sotterfugio; l’affermarsi con supponenza e con arroganza; il servirsi delle persone e delle situazioni; lo stile dell’usa e getta nei rapporti interpersonali; lo spadroneggiare per il proprio vantaggio; il dominio del capriccio trasformato in diritto dovuto; il votarsi a ciò che è effimero; il dedicare la vita al nulla; l’esaltazione del potere; l’imporsi con superbia … potrei continuare ancora a elencare tanti falsi valori fatti diventare valori necessari per l’oggi, ma lascio a voi l’incombenza: siamo in una Domenica d’estate, potete dedicare un po’ del pomeriggio a raccogliere queste cose, oppure lasciarle ai giornali, che, con la cronaca di ogni giorno, ci raccontano mille esemplificazioni di questi “valori”.

 

Un Re più unico che raro

O meglio, la sfida la lancia Colui che noi chiamiamo il Signore, e che, attraverso la voce del profeta Zaccaria, non ha avuto timore di qualificarsi come Re, sì, ma “giusto e … umile”, immortalato non in posa di gala, come nei ritratti equestri ufficiali, ma mentre “cavalca un asino” – il che suonerebbe quasi come un’offesa per un Sovrano –. E mentre chi detiene il potere è spesso un guerrafondaio, anche se gli danno il premio Nobel per la pace … non sto inventando, l’abbiamo vista solo pochi anni fa una situazione tanto surreale, il suo Regno messianico è tutt’altra cosa, è dedito a far “sparire il carro da guerra da Èfraim e il cavallo da Gerusalemme”, a spezzare “l’arco di guerra”, e ad annunciare “la pace alle nazioni”, così lo dipingeva il profeta Zaccaria. Il suo modo di essere Sovrano e di esercitare il potere è nella logica del servizio, nella prospettiva del bene comune, nel dare la vita per tutti. E così la sua sfida consiste nel proporre – anche a costo di apparire un perdente – l’esatto contrario di quei disvalori che ricordavamo all’inizio: per cui il suo Regno si fonda sulla ricerca ed sul culto dell’onestà; sull’affermarsi con verità e con amore; sul servire docilmente persone e situazioni; nell’adozione dello stile di gratuità; nel governare per il vantaggio di chi attende da Dio la giustizia; nel dominio del bene vero trasformato in dovere di coscienza; nel votarsi a ciò che è assoluto; nel dedicare la vita al tutto; nell’esaltazione del dono; nell’imporsi per l’umiltà. Vedete che siamo su due fronti completamente opposti. Di fronte a questo scenario scatta la domanda che ormai conosciamo molto bene: chi è pronto a raccoglierla questa sfida? Chi è intenzionato a crederci e ad investire la sua vita su questi valori prospettati da Gesù Cristo? Chi è disposto a sfidare il disprezzo e la commiserazione per una scelta di vita alternativa al “così fan tutti”? Mi viene in mente una bella espressione, usata a metà del secolo scorso, andiamo indietro di 70 anni, da una grande anima, J. Maritain, uno dei più grandi pensatori francesi del ‘900: lui parlava di una stagione di una nuova santità laicale, nel senso che questo ha bisogno di battezzati, di laici, che testimoniano questi valori, il tempo di un “ideale storico concreto di una nuova cristianità” diceva 70 anni fa J. Maritain. È già venuta questa stagione o deve ancora arrivare? Affido a tutti i laici, a tutti i battezzati qui presenti, la testimonianza di Maritain, che racconta così, cosa gli è capitato, con una immagine: “Che cosa sono io? Un convertito. Un uomo che Dio ha rivoltato come un guanto. Tutte le cuciture sono al di fuori, la scorza è all’interno e non serve più a nulla.”. Bellissima questa immagine del guanto rivoltato, per dire: è successo a me, è successo che anch’io mi adeguavo ai valori correnti, e poi, quando ho conosciuto il Signore, ha cambiato nella mia vita tutto questo. E, alla luce di quello che il Signore l’ha chiamato a cambiare dentro di sè, rilegge la società in modo acuto: “Che cosa è l’individualismo moderno? Uno sbaglio, un qui pro quo: l’esaltazione dell’individualità camuffata da personalità, e l’avvilimento correlativo della personalità vera. Nell’ordine sociale, la città moderna sacrifica la persona all’individuo, Dà all’individuo il suffragio universale, l’uguaglianza dei diritti, la liberà d’opinione e abbandona la persona isolata, spoglia, senz’alcuna armatura sociale che la sostenga e la protegga, a tutte le potenze divoratrici che minacciano la vita dell’anima, alle azioni e reazioni spietate degli interessi e degli appetiti in conflitto, alle esigenze infinite della materia da fabbricare ed utilizzare […] E dice ad ogni povero figlio degli uomini, posto in mezzo a quel turbine: «Tu sei un individuo libero, difenditi, salvati da solo». È una civiltà omicida.” (A. Pavan, Introduzione, in I tre riformatori. Lutero, Cartesio, Rousseau, p.60). Così scriveva 70 anni fa! Non so oggi cosa riuscirebbe a scrivere per dire come lo stravolgimento delle cose ha portato a calpestare la dignità della persona umana, ci ha fatto diventare individui individualisti, sganciati l’uno dall’altro, non più appassionati del bene l’uno dell’altro. Io credo che abbiamo bisogno di uomini e donne così, e di politici con queste chiarezze nella testa, prima di aprire la bocca!!! Perché poi ne sentiamo davvero di tutti i colori.

 

Un Re grande perché piccolo

Se ci mettiamo in questa prospettiva riusciamo a capire perfettamente le parole che Gesù oggi ci ha rivolto, e che potrebbero apparire sdolcinate a qualcuno. Se vi è una cosa di cui rendere grazie a Dio, non è la posizione o il titolo raggiunto nella vita, ma il dono di un cuore che ha il senso dell’umiltà e della piccolezza. Lo sappiamo tutti che i traguardi umani, spesso, nascondono raggiri loschi per raggiungerli: pensate che cosa non si fa per il potere; c’è gente che per i soldi vende anche sua madre, ci sono persone che si sono comprate la patente, una laurea, si sono comprate di tutto, perché pensano che con i soldi si può comprare ogni cosa … ma questo si accompagna alla totale aridità della mente e del cuore. Chi, invece, si lascia illuminare da Dio ha la certezza e la garanzia di avere trovato la luce, di abitare nella verità, di essere incamminato sulla strada dell’amore. Solo i “piccoli” in senso evangelico sono in grado di vedere e di gustare la bellezza e la grazia di questo. Gesù l’ha detto chiaro: se non diventate come i bambini non entrate nel Regno dei cieli! Chi sono questi piccoli? Non sono i piccoli di statura, sono quelli che hanno un cuore che si avvicina al cuore del Signore, e soltanto due cuori vicini si capiscono, si intendono, per questo sono capaci di conoscere Dio. Se siamo stanchi di promesse non mantenute; di fumo buttato negli occhi; di confusione creata ad arte per manipolarci meglio; se siamo allergici al gioco nel torbido per poter meglio manovrare le persone, le istituzioni, la società; se non ne possiamo più di operazioni di sfascio dei valori e delle coscienze; se siamo nauseati di menzogne contrabbandate per verità; ebbene, per tutti noi vale l’invito di Gesù: “ Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero”. E noi potremmo obiettargli: ma Signore, se siamo già stanchi, dobbiamo metterci sulle spalle un altro giogo? La stanchezza aumenta se il peso aumenta. Paradossalmente è solo legandoci a Lui che diventiamo liberi, è solo caricandoci il giogo dell’Evangelo che ritroviamo leggerezza e franchigia da qualsiasi dittatura relativistica ci viene inflitta. Del resto per cogliere questa situazione non c’è bisogno di essere il Figlio di Dio: questa situazione l’aveva capita molto bene anche l’Ulisse di Omero, che, per poter ascoltare il canto delle sirene, e non esserne ammaliato, aveva ordinato di farsi legare all’albero della nave, e di non scioglierlo neppure quando avesse dato un ordine contrario. Solo quando è legato a qualcosa che lo difende e lo protegge è libero, altrimenti sarebbe solo un cadavere. Si è veramente liberi, non quando si può fare tutto quello che si vuole, ma quando si è abbarbicati alla Verità, che rende liberi, come l’edera agli alberi: l’albero è la vita dell’edera, è la sua salvezza. Anche noi se ci radichiamo e attacchiamo a Cristo possiamo trovare quella verità che rende liberi. E questa Verità ha un nome: Gesù Cristo, che si è descritto così: “Io sono la via, la verità e la vita”. Il suo giogo non è una schiavitù, ma la libertà radicale, la vera libertà per … come la chiamano gli psicologi.

 

Dare primato allo spirituale per vivere

Le società europee hanno voluto dimenticare questa realtà, l’hanno stravolta a suon di leggi contro l’uomo e contro Dio. Il processo non è iniziato adesso, evidentemente, sempre il buon Maritain, a metà del secolo scorso scriveva: “In verità, l’Europa ha dimenticato la … subordinazione dei fini politici ai fini spirituali. È qui la sua grande colpa. Da ciò quello stato generale di oppressione dello spirito e della coscienza, quel disprezzo pratico della persona umana e della sua dignità, di cui ciascuno sente, più o meno oscuramente, il peso schiacciante.” (Primato dello spirituale, p. 148). Oggi lo diciamo in altri termini ma è la stessa cosa: Europa delle banche o Europa dei cittadini, delle persone? Se si dimentica il fine spirituale della vita rischiamo di diventare tutti merce, e di essere trattati tutti come merce e usati tutti come merce! Come si può reagire a questo degrado? Noi cristiani non chiediamo alle istituzioni pubbliche di creare una “città cattolica”, ma il diritto e la libertà di poter lavorare per edificare, da gente libera, una società “vitalmente cristiana”. Perché una società vitalmente cristiana non fa gli interessi del Vaticano, fa gli interessi della persona umana, di qualsiasi persona umana! E la ricetta per fare questo è antica, ce la ricordava S. Paolo nella seconda lettura: “ voi non siete sotto il dominio della carne, ma dello Spirito, dal momento che lo Spirito di Dio abita in voi”, un’espressione forse lontana dal nostro linguaggio, proviamo a tradurla nella nostra lingua corrente, si può dire così: “ voi non siete esseri istintivi e basta come gli animali, ma, da esseri spirituali, siete guidati dalla intelligenza e dalla coscienza”. Ecco qui la ricetta: tornare ad usare due facoltà innate che abbiamo: intelligenza e coscienza. Se imparassimo ad usarle un po’ di più, avremmo risolto i nostri problemi quasi al 100 %. Siamo abitati dallo Spirito di Cristo, per questo gli apparteniamo. Credere in Cristo è vivere del suo Spirito, poiché siamo sicuri che “darà la vita anche ai nostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in noi”. Noi non possiamo e non vogliamo essere schiavi delle nostre voglie e dei nostri capricci, non “siamo debitori verso la carneper vivere secondo i desideri carnali”, e se ci costringiamo ad essere debitori verso la carne, siamo una società si fa del male, anzi, lavora per il suo suicidio. Se vogliamo vivere, e vivere bene, e vivere felici – e sono convinto che tutti noi che siamo qui oggi vogliamo questo. Se dicessi alzi la mano chi vuole essere triste! Solo uno anormale alzerebbe la mano! – vogliamo tutti essere felici, allora è necessario lasciare che lo Spirito ispiri e guidi le nostre scelte personali, familiari, educative, economiche, sociali, politiche e troveremo ciò che cerchiamo. Non ve lo assicuro io, pinco pallino qualsiasi, ma la Parola di Dio: la seconda lettura di oggi si concludeva con queste parole “voi vivrete”.