15 agosto 2020 – Solennità della Assunzione al cielo della Beata Vergine Maria – Don Samuele
Solennità della Assunzione al cielo della Beata Vergine Maria – sabato 15 agosto 2020
La solennità dell’Assunta è una delle più “malconce” nell’anno liturgico: trovandosi nel clou delle ferie viene massacrata da mille riti pagani che non hanno niente a che vedere con la gioia e la speranza che nasce dall’annuncio proprio di questa festa. È successo che pure in un incontro di preghiera, chi annunciava i misteri del rosario abbia detto: nel 1° mistero contempliamo la Pasqua, nel 2° mistero contempliamo l’Ascensione, nel 3° mistero contempliamo la Pentecoste, nel 4° mistero contempliamo il ferragosto!!!
Un mistero grande
Papa Benedetto XVI, all’Angelus del 15 agosto 2011, ha sintetezzato mirabilmente così il senso di questa festa: “E’ un mistero grande quello che oggi celebriamo, è soprattutto un mistero di speranza e di gioia per tutti noi: in Maria vediamo la meta verso cui camminano tutti coloro che sanno legare la propria vita a quella di Gesù, che lo sanno seguire come ha fatto Maria. Questa festa parla allora del nostro futuro, ci dice che anche noi saremo accanto a Gesù nella gioia di Dio e ci invita ad avere coraggio, a credere che la potenza della Risurrezione di Cristo può operare anche in noi, e renderci uomini e donne che ogni giorno cercano di vivere da risorti, portando nell’oscurità del male che c’è nel mondo, la luce del bene”.
La rivelazione del Mistero
Le pagine della Scrittura che oggi ascoltiamo illuminano di sfaccettature particolari il Mistero. Il brano dell’Apocalisse ci ha offerto una visione grandiosa che è una rivelazione meravigliosa: sulla storia si staglia questa figura di donna che è Maria, che è la Chiesa – soprattutto –, una creatura vestita di luce e abitante nella luce di Dio, la cui esistenza ha un solo scopo: generare il Figlio di Dio al mondo, alla storia, agli uomini di tutti i tempi e di tutti i luoghi. E la risposta del “mondo” (il termine mondo in S. Giovanni indica sempre la coalizione del male contro Dio) è la strage. L’”enorme drago rosso, con sette teste e dieci corna e sulle teste sette diademi” ha trovato molte incarnazioni nella storia umana, dall’Impero nella città costruita sui 7 colli ai suoi sanguinari Imperatori; dai barbari ai pirati saraceni; dagli uomini di Chiesa perfidi e indegni ai giacobini della rivoluzione francese che hanno sterminato un’intera regione, la Vandea cattolica; dalle stragi degli armeni alla diaspora dei cristiani del medio oriente; dalle persecuzioni della guerra civile di Spagna (40.000 tra vescovi, preti, e suore massacrati) ai campi di concentramento nazisti e ai gulag comunisti; dalla feroce persecuzione ai cristiani nel mondo islamico alla cristianofobia in doppiopetto – ma altrettanto determinata – dell’Europa senza Cristo e alle sue leggi contro Dio e contro l’uomo. Il numero dei divorati dall’”enorme drago rosso, con sette teste e dieci corna e sulle teste sette diademi” è incalcolabile. Ma il disegno dell’amore di Dio è più forte: la creatura che la donna genera è “un figlio maschio, destinato a governare tutte le nazioni con scettro di ferro, e suo figlio fu rapito verso Dio e verso il suo trono”. E per la donna, insieme alla grande tribolazione vi è anche una grande salvezza. Lo annunzia “una voce potente nel cielo che diceva: «Ora si è compiuta la salvezza, la forza e il regno del nostro Dio e la potenza del suo Cristo». Maria Assunta in cielo ci attesta che la forza di amore di Dio è capace di vincere ogni nemico, persino la morte, perché il sogno di Dio per noi è una eternità di vita e di gioia.
Partecipi della Resurrezione di Cristo
Questo annuncio si fonda su un evento: “Cristo è risorto dai morti, primizia di coloro che sono morti”. Perché se un uomo, Adamo, ha saputo compiere un tale disastro, proviamo ad immaginare cosa può compiere Dio! Cristo è la primizia di questa realtà, Maria è la prima creatura a parteciparvi, e noi pure entreremo in questa vita nuova, quando “L’ultimo nemico a essere annientato sarà la morte, perché ogni cosa (Dio) ha posto sotto i suoi piedi”. La resurrezione di Maria, che oggi celebriamo, ci assicura che non solo il Signore, ma tutti i suoi discepoli, non siamo fatti per la morte, ma per la vita. Non esistiamo in vista della disfatta, ma il nostro fine è la gloria. Maria è la prima creatura a vivere in pienezza tutto questo.
Magnificat
Di fronte ad un tale Evangelo, nutriti da questa buona notizia, come si fa a non esplodere in un canto di esultanza? Già quando Maria si reca a fare visita ad Elisabetta, come ci ha narrato Luca, i monti saltellarono come arieti e le colline come gli agnelli di un gregge, “il bambino (non ancora nato di Elisabetta) sussultò nel suo grembo”. E a questo punto i prodigi si moltiplicano: una donna sterile e anziana, che si era ritrovata incinta “fu colmata di Spirito Santo”, e si ritrova ad essere profetessa. Lei, abituata a gestire le cose di casa, si ritrova ad ospitare in casa Dio e sua madre: “A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me?”. E Maria, pure ricolma di Spirito Santo, canta questa sintesi di tutta le fede dell’Antico Testamento, spalancando le porte al nuovo, e celebra il Dio della vita, che cambia i connotati alla vita e alla morte, che trasforma in resurrezione le tante situazioni di morte e spalanca i nostri orizzonti a quella eternità di gloria, dove Maria, con la Chiesa, canta in eterno il Magnificat, che si realizza ogni giorno in forme sempre nuove, non solo perché i musicisti lo rivestono di nuove melodie, ma perché la vita dei credenti diventa esperienza sempre nuova ed inedita dei prodigi di Dio. Tra i tanti motivi di gioia, di riflessione, di preghiera, che questo cantico pone nel nostro animo, vorrei invitarvi a considerarne tre in particolare:
- Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente: la fede non deprezza e non disprezza la vita, anzi, la fede ci apre gli occhi e ci consente di vedere l’invisibile. Per cui non riusciamo più solo a vedere le azioni degli uomini, ma contempliamo i gesti di Dio, le grandezze del Signore, i tanti miracoli dell’amore che l’Onnipotente compie per ciascuno dei suoi figli. Vorrei chiedervi: hai visto le grandi cose che Dio ha fatto e fa per te? Hai ancora uno sguardo di fede per cogliere con stupore e riconoscenza tanta ricchezza di dono?
- ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili: la fede non è rassegnazione, anzi, la fede è fermento di trasformazione dell’uomo e del mondo. Per cui credere non consiste nel sopportare passivamente tutto, ma trovare luce e forza per la resurrezione del mondo, ora e per l’eternità. Vorrei chiedervi: ci credi ancora a questa forza divina, e sei disposto ad essere, come Maria, un partner di Dio in questo grande compito di restaurazione del mondo diroccato? Hai ancora un cuore giovane disposto a coltivare grandi ideali, ad accettare le grandi sfide, a combattere le grandi battaglie. E cosa facciamo per non lasciare che i nostri giovani affoghino la loro giovinezza in un drink?
- ricordandosi della sua misericordia: la fede non è il lasciare che un oscuro destino determini la vita, anzi, è un abbandonarsi fiducioso, un fidarsi ed un affidarsi a Colui che ha un nome straordinario: Misericordia. Per cui la nostra certezza e la nostra speranza si basa su una storia ed un passato di salvezza, su un vissuto ed un presente di grazia, su un avvenire ed una eternità di gloria. Questo Maria ha creduto, ha sperato, ed ha amato, e chi vive così non può finire vittima della morte, ma già da ora e per sempre è cittadino del Regno della vita, della città dei risorti, dei figli chiamati alla gloria.
Ci affidiamo a lei con la più antica preghiera che la tradizione cristiana ci ha trasmesso:
Sotto la tua protezione cerchiamo rifugio, santa Madre di Dio:
non disprezzare le suppliche di noi che siamo nella prova,
ma liberaci da ogni pericolo, o Vergine gloriosa e benedetta.