16 agosto 2020 – Tempo durante l’Anno XX Domenica (anno A) – Don Samuele
Tempo durante l’Anno – XX Domenica A – 16 agosto 2020
Sia lodato Gesù Cristo. Sempre sia lodato.
Ieri la solennità della Assunzione della B.V. Maria ci ha offerto un respiro grandioso, eterno della vita umana, vasto come il cielo, ed oggi la liturgia festiva aggiunge un ulteriore tassello a questo senso di totalità, tentando di distogliere il cuore dalle misure ristrette come un ditale, per entrare nella logica cattolica, cioè di totalità.
Un grande educatore alla cattolicità
Ecco che il profeta Isaia, nell’oracolo che abbiamo ascoltato, esorta i credenti a due atteggiamenti leggibili e comprensibili da chiunque, e non solo dagli addetti ai lavori: “Osservate il diritto e praticate la giustizia”. Non si tratta di esercizi ascetici, ma di una preparazione al Regno di Dio, che vedrà il trionfo del diritto e della giustizia, al momento della sua venuta. Non solo, Israele, che coltivava una mentalità settaria: “noi, e solo noi, noi i migliori, noi gli unici, noi” – quante volte capita di sentire ancora questi discorsi e di respirare questo clima asfittico in certe comunità cristiane! –, ed il profeta parla al suo popolo di “stranieri, che hanno aderito al Signore per servirlo”, cioè di gente al di fuori del recinto del “noi, e solo noi, noi i migliori, noi gli unici, noi”, che si rivela assai meglio di quelli che si credono i migliori, perché sono quelli che, anziché banderuole, come tanti Israeliti o tanti cristiani, “restano fermi nella mia alleanza”, e Dio, ammirato dichiara che “la mia casa si chiamerà casa di preghiera per tutti i popoli”. Non ci sono privilegi di casta, di gruppo, di parrocchia, di nazione. La Chiesa cattolica è fatta non di collocazioni e di confini geografici, ma è costituita di persone che credono ed amano davvero, di chi ha: “aderito al Signore per servirlo e per amare il nome del Signore, e per essere suoi servi, questi … li condurrò sul mio monte santo”. Il profeta Isaia si dimostra veramente elegante come educatore, anche nel linguaggio, ma forse in questo modo scuote poco gli animi. È un po’ come ammirare un bellissimo albero, carico di frutti, tutti sui rami più alti, ma senza una scala o una lunga canna, non cogliamo niente. Resta a me il compito ingrato di scuotere brutalmente l’albero per tentare di far cadere qualche frutto, ed allora traduco il messaggio di Isaia con termini più pedestri. In pratica il profeta dice a Israele suo popolo: “gente, fuori dal ditale in cui vivete; giù dal brocco (ramo); scendete dal piedistallo”, perché una delle tentazioni e dei rischi del credente è proprio quella: sentirsi già a posto così, ritenersi migliori di tanti altri, assumere un atteggiamento altezzoso, e chiudersi a riccio, anziché aprirsi alla novità dello Spirito Santo. In questo caso non siamo più Chiesa cattolica, ma un club di benpensanti – che non sono certamente da ghigliottinare, ma neppure da beatificare. Isaia: un grande educatore alla cattolicità!
Il migliore educatore: Cristo Gesù
L’altro grande educatore, ancora migliore di Isaia, è stato Gesù. Lo ha fatto con parole e con gesti: “Gesù si ritirò verso la zona di Tiro e di Sidòne”. Se ci fossero a Messa i nostri ragazzi, accaniti studiosi di storia e di geografia, ci direbbero che Gesù va all’estero, in Fenicia, terra di pagani. E qui chi incontra? Un personaggio da screditare per gli ebrei: “una donna” – era assai sconveniente per un rabbi fermarsi a parlare con una donna per strada, ed era pure tempo perso, nel mondo ebraico – per di più “Cananèa”, che veniva da quella regione” – la mentalità e la religiosità cananea era sempre stata additata dall’Antico Testamento come un pericolo serio per l’ebreo osservante. Quindi un personaggio da evitare come la peste. E questo spiega l’atteggiamento iniziale di Gesù, che “non le rivolse neppure una parola”: Gesù non ha fatto altro che stare alle regole imparate da bambino. Intervengono allora i discepoli che, non si sa se per autentica compassione, o per fastidio (un po’ come capita a noi con i tanti che chiedono soldi ovunque), intercedono per lei. E Gesù, da buon educatore, dichiara qual è lo scopo della sua missione: «Non sono stato mandato se non alle pecore perdute della casa d’Israele».
Educatore di educatori
Toccherà poi agli apostoli e agli altri discepoli dedicarsi alle pecore perdute di tutta l’umanità: Gesù è stato tra noi solo pochi anni, la Chiesa sta nel mondo da 2000 anni, e non è ancora riuscita ad arrivare a tutte le pecore perdute dell’umanità. Ma quella sconosciuta e preziosa donna offre ai discepoli di allora e di adesso, di ogni nazione e di ogni parrocchia, una lezione di fede indimenticabile: “si avvicinò e si prostrò dinanzi a lui, dicendo: «Signore, aiutami»”. Ed ancora Gesù sembra indifferente e sgarbato: «Non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini». Ma, nella sua semplicità la donna osa dire – come facciamo noi ogni volta che diciamo il Padre nostro, osiamo dire: «È vero, Signore, eppure i cagnolini mangiano le briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni». Ecco, il cuore di Dio si scioglie di fronte alla fede, anche perché è riuscito, con una apparente durezza, ad offrire a questa squadra di alunni della fede – gli apostoli – una lezione speciale, non fatta di parole che magari si dimenticano, ma di un incontro che resta impresso indelebilmente nella mente e nel cuore. E l’insegnante esperto non è un professore di teologia, ma un’umile credente. Questa donna non saprebbe spiegare tutti i meccanismi della fede, ma sa benissimo che cosa è la fede, e la esprime in un incontro che salva. Essa è una insegnante di vita straordinaria, e ci ricorda che “il cristianesimo è prima di tutto un avvenimento, l’avvenimento del Figlio di Dio che si fa uomo, muore in Croce, risorge e ci coinvolge”, per questo motivo il cristianesimo “è un fatto, che si può accogliere o rifiutare”, così diceva il Card. Biffi.
La lezione del Card. Biffi
E aggiungeva: “La fede cristiana – rivela il porporato – è un arrendersi a questo avvenimento che salva ed è un lasciarsi cambiare di dentro da ciò che è avvenuto… il Cristianesimo non è neanche una religione. … Un fatto che si compendia in una Persona. Oggi si sente dire che in fondo tutte le religioni si equivalgono perché ognuna ha qualcosa di buono. Probabilmente è anche vero. Ma il Cristianesimo, con questo, non c’entra. Perché il Cristianesimo non è una religione, ma è Cristo. Cioè una Persona». Il card. Biffi amava raccontare una storia. «Quando facevo scuola a Milano all’Istituto di pastorale ho fatto lezione sulla resurrezione di Cristo. Finita la lezione una signora si avvicina e fa: “Ma lei vuol proprio dire che Gesù è vivo?”. “Sì signora, che il suo cuore batte proprio come il suo e il mio”. “Ma allora bisogna proprio che vada a casa a dirlo a mio marito”. “Brava signora, provi ad andarlo a dire a suo marito”. Il giorno dopo la signora torna da me e mi dice: “Sa, l’ho detto a mio marito”. “E lui?”. “Mi ha risposto: ma va’, avrai capito male”. Notate che quella era una catechista. Eppure era sconcertata. Io le faccio avere la registrazione della lezione, lei la fa sentire a suo marito e lui, alla fine crolla: “Ma se è così, cambia tutto!”. Pensateci e ditemi se non è vero: se quell’uomo, bello, eccezionale, è davvero Dio e se è ancora tra noi, allora cambia davvero tutto». La conclusione è molto semplice: “«Donna, grande è la tua fede! Avvenga per te come desideri». E da quell’istante sua figlia fu guarita”. Quanti sono guariti se: “Dio … ha rinchiuso tutti nella disobbedienza, per essere misericordioso verso tutti!”. Quando si crede, di miracoli ne capitano, di miracoli se ne vedono, i miracoli di Dio dentro e fuori di noi rallegrano il cuore e danno speranza alla vita.