25 dicembre 2020 – Solennità della Natività – Don Samuele
Tempo di Natale – Solennità della Natività di Nostro Signore Gesù Cristo
25 dicembre 2020
Sia lodato Gesù Cristo. Sempre sia lodato.
Il prima ed il dopo Cristo
Oggi Dio nasce uomo, affinché l’uomo rinasca Dio … questo è il messaggio del
Natale. In molti modi i grandi Padri della Chiesa hanno trasmesso dalla Chiesa delle
origini, alla nostra Chiesa di oggi, il grande evento del Natale. È un fatto inaudito,
epocale, che sconvolge il normale cammino della storia. Oggi “Il limite tra il prima
di Cristo e il dopo Cristo non è un confine tracciato dalla storia o sulla carta geografica,
ma è un segno interiore che attraversa il nostro cuore. Finché viviamo nell’egoismo,
siamo ancora oggi coloro che vivono prima di Cristo” (Benedetto XVI). Nel 2020, ahimè,
ci sono ancora uomini e donne avanti Cristo. E se, al contrario, viviamo nella fede e
nell’amore, allora siamo i cittadini del mondo dopo Cristo. Il dono che oggi riceviamo ci
chiede di prenderci questo impegno di una cittadinanza nuova, assicurandoci che la
scelta della fede in Cristo e dell’amore per Cristo, è l’unica possibilità che abbiamo di
nutrire ancora speranza per il futuro. Quando Paolo scrive agli Efesini, ricorda loro che
“prima dell'incontro con Cristo erano senza speranza, perché erano «senza Dio nel
mondo». Giungere a conoscere Dio – il vero Dio, questo significa ricevere speranza”
(BENEDETTO XVI, Spe Salvi). Di quale mondo vogliamo essere cittadini? A quale mondo
vogliamo consegnare la nostra mente ed il nostro cuore? E su chi vogliamo fondare la
nostra speranza. Ecco, proprio di questo oggi vorrei parlarvi in questa riflessione, perché
ritengo che in questo Natale 2020, così singolare, così unico, forse, nella storia, dove
tanta gente vive sotto una cappa di paura, a volte di angoscia, per un lavoro traballante,
per una educazione che non si sa più come gestire, e per 1000 altri problemi, il rischio è
quello di vivere nella paura, di tirare i remi in barca, di soccombere alla rassegnazione.
Noi cristiani abbiamo il dovere di richiamare alla speranza, di gridare la speranza.
Gli appelli della Liturgia natalizia
La Liturgia di questo giorno santo è un forte grido ed un forte appello alla
speranza, con le sue quattro celebrazioni. La Messa della vigilia ha una intonazione
fortemente nuziale, perché annunzia che nel Natale sono giunte le nozze dell’Agnello, lo
sposo è qui, e la sposa è pronta? Non guardiamoci attorno a cercare la sposa, perché la
sposa siamo noi, tutti, nessuno escluso. La Messa della notte è caratterizzata dallo
stupore e dalla gioia, perché nel momento e nel luogo più inadatto, Dio viene a visitare
l’umanità: chi organizzerebbe una festa nel cuore della notte, in una stalla?
Meravigliamoci pure, ma soprattutto rallegriamoci, per questa dimora di Dio tra noi,
piantata nel nostro tempo e nel nostro mondo. La Messa dell’Aurora è intrisa di intimità e
di meditazione: è un Mistero che lascia attoniti, quasi increduli, con protagonisti presi dal
nostro quotidiano, e resi i pilastri di un mondo trasformato dalla povertà di Dio, che
diviene la più grande ricchezza. La Messa del giorno, che con questa pagina
dell’Evangelo di Giovanni, una delle più elevate di tutta la Bibbia, proclama la grandiosità
del Mistero, che è una buona notizia, tanto eccelsa da rendere belli persino i piedi del
messaggero che la reca, come ci diceva il profeta Isaia nella prima lettura. È una grazia
che piove dall’alto e ci innalza alle vette della nostra umanità, poiché il Dio Sapienza e
Amore si fa carne, e non si è stabilito solo 2000 anni fa, ma abita stabilmente in mezzo a
noi, adesso, così che i nostri occhi possono vedere, il nostro cuore può credere, la nostra
vita può esultare, la nostra speranza può riaccendersi, se crediamo e se amiamo, per
Lui, con Lui ed in Lui. La Grazia e la Verità, ormai, sono stabilmente piantate nella nostra
vita.
Sottoporsi alla “Cristoterapia”
Vi invito oggi a trovare un momento, per pensare seriamente a questo evento che
sta accadendo per me adesso, per cambiare la mia vita, per cambiare gli indirizzi del
mondo, vi invito a meditare a fondo su questo Mistero, cioè su questo progetto di Dio che
è sconvolgente, perché non mette in movimento carri armati, potenze economiche,
militari, politiche, mette in gioco un bambino. Contemplate questo, con la
consapevolezza di stare davanti al Mistero che ci suggerisce il teologo ceco Tomáš
Halík: “Un mistero – a differenza di un problema – non può essere superato; bisogna
soffermarsi con pazienza alla sua soglia e restare lì a lungo. Dobbiamo portarlo dentro di
noi, nel nostro cuore – come è scritto della madre di Gesù nel Vangelo – e aspettare che
maturi, permettendo così anche a noi di maturare”. Abbiamo bisogno di lasciare maturare
questo Mistero in noi, e di maturare noi alla luce di questo Mistero. In altre parole
abbiamo bisogno di sottoporci ad una cura che chiamo “Cristoterapia”, oggi si fa
l’ippoterapia, la fangoterapia, la cristalloterapia, si fa terapia con tutto, va bene, ma per
curate certe malattie profonde, soltanto la Cristoterapia ha effetto. Perché Gesù è capace
di curare le nostre paure, le nostre cadute di stile, le nostre incertezze, i nostri dubbi, le
nostre fragilità, la nostra poca fede, il nostro scarso amore, il nostro peccato. Lui sa
ridare speranza, voglia di vivere, dignità e umanità. Soprattutto in questa fase di
pandemia ad ondate, che fa sentire molto vicina a noi la condizione descritta dal poeta
Giuseppe Ungaretti, in quella famosa poesia: "si sta come d'autunno sugli alberi le
foglie", ci sentiamo in questa fragilità; che mette in crisi la nostra economia, il nostro
sistema educativo, le nostre abitudini, soprattutto in questo nostro tempo, è urgente e
vero riscoprire quanto scrive Benedetto XVI nell’Enciclica Spe Salvi, la lettera sulla
speranza: “noi abbiamo bisogno delle speranze – più piccole o più grandi – che, giorno
per giorno, ci mantengono in cammino. Ma senza la grande speranza, che deve
superare tutto il resto, esse non bastano. Questa grande speranza può essere solo Dio,
che abbraccia l'universo e che può proporci e donarci ciò che, da soli, non possiamo
raggiungere. Proprio l'essere gratificato di un dono fa parte della speranza. Dio è il
fondamento della speranza – non un qualsiasi dio, ma quel Dio che possiede un volto
umano e che ci ha amati sino alla fine: ogni singolo e l'umanità nel suo insieme. Il suo
regno non è un aldilà immaginario, posto in un futuro che non arriva mai; il suo regno è
presente là dove Egli è amato e dove il suo amore ci raggiunge. Solo il suo amore ci dà
la possibilità di perseverare con ogni sobrietà giorno per giorno, senza perdere lo slancio
della speranza, in un mondo che, per sua natura, è imperfetto”. Questo è il Natale che
celebriamo, questa è la Parola di Dio che risuona alle nostre orecchie come una
splendida musica, questa è l’Eucarestia che ci assicura che oggi, adesso, qui, per noi, “il
Verbo si è fatto carne, ed abita tra noi”. Questo è l’amore che si affaccia dal cielo e
chiede di trapiantarsi in terra, perché la terra troppe volte bagnata dal sangue dell’uomo,
versato nelle sue guerre, nelle sue violenze, nelle sue ingiustizie, nelle sue malattie,
possa tornare ad essere il paradiso terrestre, dove il figlio di Dio fatto uomo ci ha fatto
ritrovare il Padre, ci ha consegnati al suo amore, ci ha donati alla sua misericordia, ed ha
fatto brillare la nostra speranza.
Signore Gesù, unica speranza del mondo
Gesù che nasce, che viene a cercare ancora tracce di fede, di speranza e di
amore, in questo mondo, in questa Chiesa, nella nostra parrocchia, chiede a me, a te, a
tutti: non accontentarti di avere un po’ di fede, sii uomo, donna di fede. Non essere
soddisfatto di fare qualche gesto di carità, sii uomo, donna, che incarna l’amore. Non
compiacerti di qualche sogno di speranza, sii uomo, donna che è speranza vivente,
perché hai accolto Cristo, ti sei convertito a Lui, hai creduto al suo Evangelo, rinasci
grazie a Lui, e a tutti gridi la tua speranza e la tua fiducia: O Cristo, stella radiosa del
mattino, incarnazione dell’infinito amore, salvezza sempre invocata e sempre attesa,
tutta la Chiesa ora ti grida come la sposa pronta per le nozze: vieni ancora Signore
Gesù, Tu, unica speranza del mondo.
La nostra città, che ha l’accoglienza nel suo DNA, in queste settimane si presenta
desolatamente vuota. Vorremmo vedere presto il ritorno di tanti amici che vengono a
gustare la bellezza, la storia, l’arte, la spiritualità, del nostro territorio.
A tutti i visitatori italiani diciamo: Buon Natale, nella pace e nel gaudio di Cristo.
Tornate presto a Sabbioneta.
A tutti i visitatori francofoni diciamo: Heureux Noël, dans la joie et la paix du Christ!
Revenez bientôt à Sabbioneta.
A tutti i visitatori anglosassoni diciamo: A blessed Christmas, in the joy and peace of
Christ! Come back to Sabbioneta soon.
A tutti i visitatori di area tedesca che stimano tantissimo la nostra città e la sua arte
diciamo: Frohe und friedvolle Weihnachten in Christus. Komm bald zurück nach
Sabbioneta.
A tutti i visitatori di lingua spagnola: Dal sudAmerica ne vengono a frotte, diciamo:
Felices Navidades en la paz y gozo de Cristo! Vuelve pronto a Sabbioneta.
E idealmente a tutte le migliaia di persone che sono già venute, o potrebbero tornare,
diciamo: Hodie Christus natus est, hodie natalis est Vitae, gaudeamus. Venite
festinantes Sabloneta.