OmelieOmelie Gennaio 2021

1 gennaio 2021 – Solennità di Maria Madre di Dio – Don Samuele

Tempo di Natale – Solennità di Maria Madre di Dio

1 gennaio 2021

Sia lodato Gesù Cristo. Sempre sia lodato.
Nell’ottavo giorno del Natale la Chiesa celebra la solennità di «Maria Madre di Dio».
Una maternità discreta ma fondamentale per la salvezza del mondo, tanto è vero che le
letture bibliche mettono maggiormente l’accento sul “figlio di Maria” e sul “Nome del
Signore”, evitando a Maria quel protagonismo e quell’esibizionismo che non appartengono
al credente autentico.
Dio, fonte di benedizione
È il Signore la fonte e l’origine di tutto, per questo l’antica “benedizione sacerdotale”
formulata da Aronne – come abbiamo sentito nella prima lettura – è scandita dal nome del
Signore, ripetuto all’inizio di ogni versetto: “Ti benedica il Signore e ti custodisca. Il Signore
faccia risplendere per te il suo volto e ti faccia grazia. Il Signore rivolga a te il suo volto e ti
conceda pace”. Da Dio viene la vita e la benedizione che la sorregge, dal Signore deriva la
luce e la grazia, da Lui scaturisce la pace e ogni dono perfetto. Rimettere Dio a
fondamento della vita e del cammino di fede, all’inizio di un anno solare, è cosa
necessaria, perché il tempo che corre facilmente ci fa dimenticare ciò che è essenziale e
ciò che è relativo, ci fa confondere le carte del gioco della vita. Ma oggi è necessario
rimettere le cose a posto, e chiedersi: “da chi deriva e da chi dipende la nostra vita! Chi è
per me la luce?”, per non correre il rischio di camminare nelle tenebre, e per avere la
grazia di essere inondati dalla luce della vita. Chi è la sorgente della pace, e chi può offrirci
ogni dono perfetto, se non il Figlio di Dio che si è fatto luce e dono per l’umanità?
Dio nostro Padre, e noi suoi figli nel Figlio
Ecco, guardando a Lui, oggi celebriamo, la festa più importante dedicata a Maria in
tutto l’anno: la madre di Dio. Dio che non ha origine, perché esiste da sempre e per
sempre, ha voluto una mamma, perché donandoci, come figlio dell’uomo, il Figlio di Dio,
lei ha consentito la diffusione di questo fiume immenso di grazia su tutta quanta l’umanità.
Con questo riferimento quasi timido – l’abbiamo colto nella seconda lettura -, san Paolo

sottolinea la grandiosità di questa opera di liberazione e di salvezza compiuta da Cristo:
“per riscattare quelli che erano sotto la Legge, perché ricevessimo l’adozione a figli”.
Strappati dalla sudditanza, restituiti come figli al Creatore, che diviene così Padre. In
questa gigantesca opera di restyling, si incastona come una gemma su una corona d’oro,
la figura di Maria, grazie alla quale il Figlio di Dio ha potuto venire nel mondo come vero
uomo. Grazie a questa Madre la familiarità con Dio, la figliolanza, distrutta dal peccato di
Adamo ed Eva, ritorna ad essere la nostra condizione. Ci troviamo bene nei panni dei figli
di Dio? Viviamo volentieri la nostra dignità di figli di Dio? E come ci poniamo di fronte alla
maggioranza dei cristiani che si dichiarano credenti ma non praticanti, cioè figli di Dio di
fatto, ma determinati a comportarsi come se non lo fossero? Strappati dalla morte dalla
croce di Cristo, ma quasi in vergogna a riconoscere tale condizione e a viverla? Possibile
che il cuore non provi niente a poter dire in tutta verità: Abbà! Padre!? E come si può
restare impassibili, se non addirittura menefreghisti, o infastiditi per il fatto che “non sei più
schiavo, ma figlio e, se figlio, sei anche erede per grazia di Dio”. Se Dio ci promettesse
una eredità di qualche migliaio di euro, o di qualche pertica di terra, o di qualche
appartamento, magari ci farebbe felici, ma l’essere eredi della sua dignità, della sua vita,
della sua eternità, basta ancora alla gente di oggi? Vorrei poter parlare al cuore di
ciascuno di voi, ed essere capace di toccare il cuore di ciascuno di voi, ricordandovi che
“non sei più schiavo, ma figlio e, se figlio, sei anche erede per grazia di Dio”.
Nomen omen
Dopo otto giorni dal Natale l’Evangelo ci riporta a quanto abbiamo contemplato il
giorno della nascita di Gesù: Maria e Giuseppe, il Bambino, ed i pastori che lo annunziano,
in base a quello che loro stessi hanno ricevuto in dono, suscitando in tutti meraviglia e
stupore. È una scena che suscita la meditazione di Maria, e la custodia nel suo cuore di
tutti gli eventi di cui è protagonista. Mentre i pastori, forse poco abituati alla meditazione,
uomini di poche parole, diventano apostoli ed evangelizzatori della nascita di Dio in mezzo
a noi … diventano una provocazione ed un invito forte per tutti i cristiani, anche per quelli
poco abituati alle meditazioni o alle speculazioni: quando si è incontrato veramente Dio,
non si può tacere questo incontro, e tutte le parole vanno bene per raccontare a qualcuno
quanto il Signore ha fatto per noi. Racconta a tutti quanto il Signore ha fatto per te.
L’Evangelo di oggi ci ha pure ricordato che, all’ottavo giorno, a Gesù viene fatto ciò che la
legge di Mosè prescriveva per ogni maschio ebreo: la circoncisione, come segno di
appartenenza al popolo dell’alleanza. Ma l’Evangelo sottolinea soprattutto l’imposizione
del nome: Gesù, che significa “Dio salva”. È proprio il caso di dirlo: nomen omen, come
dice il proverbio latino, ovvero: "il nome è un presagio", "un nome un destino", "il destino
nel nome", "di nome e di fatto". Gesù è la perfetta benedizione di Dio, è dono di salvezza e
di pace per tutti gli uomini; nel suo nome siamo salvati (cf At 2,21; Rm 10,13). Solo il nome
del Bambino, al di là degli eventi che Maria ha vissuto, è fonte di riflessione, di
introspezione, di approfondimento per Maria e per noi. Così Maria è stata Madre: come
discepola, e così la dipinge S. Agostino in questo splendido ritratto (Disc. 25, 7-8; PL 46,
937-938): “Fate attenzione, vi prego, a quello che disse il Signore Gesù Cristo, stendendo
la mano verso i suoi discepoli: «Ecco mia madre ed ecco i miei fratelli; perché chiunque fa
la volontà del Padre mio che è nei cieli, questi è per me fratello, sorella e madre» (Mt 12,
49-50). Forse che non ha fatto la volontà del Padre la Vergine Maria, la quale credette in
virtù della fede, concepì in virtù della fede, fu scelta come colei dalla quale doveva
nascere la nostra salvezza tra gli uomini, fu creata da Cristo, prima che Cristo in lei fosse
creato? Ha fatto, sì certamente ha fatto la volontà del Padre Maria santissima e perciò
conta di più per Maria essere stata discepola di Cristo, che essere stata madre di Cristo.
Lo ripetiamo: fu per lei maggiore dignità e maggiore felicità essere stata discepola di Cristo
che essere stata madre di Cristo. Perciò Maria beata, perché, anche prima di dare alla

luce il Maestro, lo portò nel suo grembo … Maria proprio per questo è beata, perché ha
ascoltato la parola di Dio e l'ha osservata. Ha custodito infatti più la verità nella sua mente,
che la carne nel suo grembo. Cristo è verità, Cristo è carne; Cristo è verità nella mente di
Maria, Cristo è carne nel grembo di Maria. Conta di più ciò che è nella mente, di ciò che è
portato nel grembo”. Ma poi aggiunge: “Santa è Maria, beata è Maria, ma è migliore la
Chiesa che la Vergine Maria. Perché? Perché Maria è una parte della Chiesa: un membro
santo, un membro eccellente, un membro che tutti sorpassa in dignità, ma tuttavia è
sempre un membro rispetto all'interno corpo. Se è membro di tutto il corpo, allora certo
vale più il corpo che un suo membro”. Con gli Orientali, la Chiesa onora «Maria sempre
Vergine, solennemente proclamata santissima Madre di Dio dal Concilio di Efeso, perché
Cristo… fosse riconosciuto, in senso vero e proprio, Figlio di Dio e Figlio dell’Uomo» (UR
15).
La pace di Cristo ed in Cristo
Non solo lei, ma anche noi, Chiesa del 2021, siamo chiamati a generare Cristo al
mondo oggi, sperando di avere ancora qualche pastore disposto ad annunziarlo a tutti, e,
consapevoli di avere tanti Erode pronti a sopprimerlo, ma, soprattutto, determinati ad
annunciare e testimoniare l’Evangelo, perché una madre non può che dare ai figli il
meglio, e Cristo è il meglio ed il tutto che la Chiesa possa offrire al mondo. È nel nome di
Maria, madre di Dio e madre degli uomini, che dal 1967 si celebra in tutto il mondo
la «giornata della pace». La pace, in senso biblico, è il dono messianico per eccellenza, è
la salvezza portata da Gesù, è la nostra riconciliazione e pacificazione con Dio. La pace è
anche un valore umano da realizzare sul piano sociale e politico, ma affonda le sue radici
nel mistero di Cristo (cf GS, cap. V). In Cristo la Chiesa continua a rinnovare l’annuncio di
quella pace che è poggiata sulla verità, la giustizia, l’amore e la libertà, «i quattro pilastri
della casa della pace» aperta a tutti (Giovanni XXIII, 11-4-1963). È la pace che auguro a
tutti voi.