OmelieOmelie Dicembre 2019

1 dicembre 2019 – I Domenica di Avvento – Don Samuele

Sia lodato Gesù Cristo. Sempre sia lodato.

 

Oggi incomincia un nuovo tempo: Adventus, ovvero la venuta, con quel carico di attesa e di desiderio che accompagna lo spasmodico intervallo che separa da un evento.

Oggi incomincia un nuovo Anno Liturgico, e l’Avvento è una tappa princeps del grande e più importante cammino di fede della Chiesa.

Lo abbiamo iniziato cantando la nostra gioia, per la venuta di Colui che abbiamo identificato tra i tanti “messia” che offre il mercato umano come “Maestro di Verità e fonte di riconciliazione” – così dicevamo nella preghiera colletta, e gli abbiamo chiesto “uno spirito vigilante”, perché nel mucchio dei parolai e dei venditori di fumo, che vanno per la maggiore, Egli si distingue e si innalza.

Gesù Cristo è la Parola ed è la Verità. Gesù Cristo è il Dio che viene ancora e sempre a farsi carne – vedremo nelle prossime settimane il perché di questa decisione irrevocabile. Ma già da oggi la colletta ci ha indicato i suoi obiettivi: illuminarci con la sua Verità, e riconciliarci con Dio e fra noi, con noi stessi e con il mondo, con la realtà e con la vita.

L’Avvento è una strada da percorrere ed è la via maestra perché la Verità di Dio si incontri e si abbracci con la libertà dell’uomo!

Ebbene, il Figlio dell’uomo e di Dio, Colui che viene, trova ancora questa fede? La fede in Dio che è Verità? La fede nell’uomo che è libertà? E nel cuore dei credenti, di ciascun battezzato, vi è ancora un pizzico di desiderio di Dio? O i nostri desideri sono talmente terra terra, da non sapere neppure più che esiste un cielo, dal quale Dio si getta per incontrarci, per accoglierci, per liberarci, per salvarci?

 

L’amico Isaia

Abbiamo un amico sincero ed esperto che ci accompagna e ci guida in questo tempo di Avvento, si chiama Isaia profeta. Ogni giorno ci lancia un sassolino, perché come Hansel e Gretel, possiamo ritrovare la strada di casa dentro la foresta in cui spesso siamo smarriti. Ed oggi, primo giorno di Avvento, primo giorno del nuovo Anno Liturgico, Isaia ci racconta un sogno: un monte che si alza sino a diventare più alto di tutti i monti della terra … più alto degli ottomila … e questo prodigio della montagna del Signore che si alza sopra tutte le altre, serve a mostrare a tutti gli esseri umani una casa per tutti, una patria per ciascuno. Questo è il sogno del profeta che siamo chiamati a coltivare come desiderio: salire verso Dio, perché sia Lui ad insegnarci la via della vita, e noi possiamo sperimentare la gioia di correre su questa strada la grande corsa della vita. Ed il segno forte di questa nuova Weltanschauung, cioè visione del mondo è la trasformazione di tutti gli strumenti preparati per offendere ed uccidere – le armi –, in strumenti per l’agricoltura. Lance, frecce e spade che diventano aratri e vanghe per dissodare la terra e far crescere frumento con cui fare il pane. Diciamolo col nostro linguaggio: carri armati trasformati in mietitrebbie, ovvero ingenti risorte impiegate per la morte dirottate a migliorare la vita. Ecco le vie diverse di Dio, rispetto alle ripetitive strade di morte preparate dall’uomo! Come si può non desiderare tutto questo?

 

L’amico Paolo

L’altro amico ed accompagnatore è S. Paolo, che non gira mai attorno alle questioni, e non parla mai – per fortuna – il linguaggio politicamente corretto, ovvero l’usare giri di parole per non dire niente. Il messaggio è forte e diretto: è ormai tempo di svegliarvi dal sonno! Il giorno è vicino, occorre vestirsi di luce, comportarsi non più da animali istintivi, ma da uomini illuminati. Ma come è possibile accogliere esortazioni tanto impegnative? Fino a quando penseremo che la Bibbia parla a sproposito, state pur certi che nella nostra vita non succederà nulla di nuovo e di speciale. Quando cominceremo a prendere sul serio pagine come quella di oggi, allora scopriremo che le nostre forze sono deboli, ma che la Parola di Dio ha una forza inaudita. Chiedetelo a S. Agostino, tanto contento del suo vivacchiare, della sua fede abitudinaria e ridotta al minimo indispensabile, non disponibile a lasciarsi trasformare dalla Grazia in un Cristiano con la C maiuscola, tanto da pregare così: “Convertimi, Signore, domani!” e quel domani non giungeva mai! Quando ha preso sul serio queste parole, avendo inteso le parole della filastrocca cantata da un bambino, “tolle et lege”, come una sorta di imperativo da parte di Dio, è morto il vecchio Agostino, che nelle sue Confessioni dichiara ancora stupito di quello che gli è accaduto: “Tardi ti amai, bellezza così antica e così nuova, tardi ti amai. Tu eri dentro di me ed io ero fuori. Lì ti cercavo. Deforme, mi gettavo sulle belle forme delle tue creature. Tu eri con me, ma io non ero con te. Mi tenevano lontano da te le tue creature, inesistenti se non esistessero in te. Mi chiamasti, e il tuo grido sfondò la mia sordità; balenasti, e il tuo splendore dissipò la mia cecità; diffondesti la tua fragranza, e respirai e anelo verso di te, gustai e ho fame e sete; mi toccasti, e arsi di desiderio della tua pace”. Quando leggo queste testimonianze mi risuona sempre una domanda nell’animo: “”Quando il Figlio dell’uomo tornerà, troverà ancora fede nella possibilità di convertirsi e di cambiare vita? Nella necessità di convertirsi e di cambiare vita? Nella volontà di convertirsi e di cambiare vita?

 

Un terzo amico

Ma l’amico con la A maiuscola è il Signore Gesù, che ci parla attraverso gli occhi, il cuore e la penna di Matteo. E Matteo, il pubblicano, che ha lasciato a Gesù il compito di sconvolgere piacevolmente la vita di un povero peccatore, ricco di soldi, ma povero di Dio, ci fotografa impietosamente la situazione dell’umanità, di allora come di adesso, e ce la presenta come una sostanziale indifferenza. Grave era la situazione prima del diluvio, tale e quale, nella sua gravità, alla situazione della società occidentale odierna. Eppure mangiavano e bevevano, come continuano a mangiare e a bere, e non si accorgono dei pericoli che incombono. Uno viene preso, l’altro viene lasciato, da un terremoto, da una alluvione, da un incidente, da una malattia, da un ponte che crolla, ma la gente non se ne accorge. La gente può permetterselo, ma il cristiano no, non può essere un addormentato, un distratto, un assente. Il cristiano è un illuminato nel Battesimo, è corpo di Cristo nell’Eucarestia, è tempio dello Spirito Santo nella Cresima, è sveglio e deve svegliare, perché nessuno sia talmente ottuso da lasciare che i ladri vengano a rubargli l’anima, ad ottenebrargli la mente, a tarpargli il cuore. Ecco la parola d’ordine: “Vegliate!”, come la polizia veglia e tende un agguato per catturare i rapinatori. Pronti per quando il Signore viene. Pronti per evitare i cattivi maestri. Pronti per accogliere quella visita di Dio che ti cambia la mente, il cuore, la vita. È oggi, è domani, è sempre, il giorno in cui Dio visita il suo popolo. Sempre. Pronti ad accoglierlo ancora, con gioia.